Gli ultimi tre spettacoli del Napoli
Teatro Festival propongono tutti equilibri precari, situazione
aeree, funambolismi. Una coincidenza, certo, ma che non puo' non
far pensare a una metafora di chi vive questi anni di grave
crisi e cerca di tenersi in piedi, anche se in realta' non e' di
questo che parlano.
scenografia sempre in movimento e in discesa, a ''Il funambolo''
di Genet proprio su uno che danza sul filo rischiando la morte,
sino a quello di James Thierre'e, che ha debuttato ieri sera,
''La grenouille avait raison'', fantasmagoria mimica con
acrobati e funamboli tra teatro, circo e danza.
Lui, James, e' figlio di Victoria Chaplin e di Jean-Baptiste
Thierre'e, creatori del ''Cirque Imaginaire'' in cui lui ha
lavorato sin da piccolissimo, venendo anche proprio al teatro
Bellini dove e' riapprodato ora, con questo spettacolo senza
parole, certamente magico e che suscita meraviglia, gioco di
bravure assolute, di leggerezze conquistate con infinito e
faticoso esercizio, dal titolo sorprendente, ''La rana ha
ragione'', anche perche' del tutto gratuito, emblema di quanto di
misterioso e incomprensibile c'e' nell'arte e nel teatro, stando
a quanto ci spiega l'autore stesso, che firma anche scenografie
e musiche, oltre ad esserne il protagonista. E il limite della
serata e' proprio in questo sua gratuita', in questa raffinata
esibizione, in una creazione di atmosfere e tensioni da favola
un po' nera, di giochi d'illusionismo, che non conoscono alcuna
evoluzione, non si modificano dall'inizio alla fine, non perche'
non ci sia una vera e propria storia, ma perche' non accade nulla
nemmeno su un piano di sviluppo emotivo, con inevitabili momenti
di noia, anche se alla fine il cornista deve registrare urla e
applausi calorosi da un pubblico che sembrerebbe composto di
veri e propri fan.
L'idea e' quella di una sorta di fantastico Ballet Me'canique
con echi di Leger, di danza tra uomini che si muovono come
marionette disarticolate mosse da fili invisibili,
indipendentemente dalla propria volonta', e oggetti con cui hanno
un rapporto non facile (lanciati gli tornano indietro, non si
staccano dalle mani, creano intralci e incidenti), il tutto con
una vaga aria fantasy, oggi tanto di moda. Siamo in un vasto
spazio polveroso, con un pianoforte, una vasca d'acqua, fili che
pendono dall'alto e su uno dei quali e' attaccata una scala a
chiocciola, dal soffitto vari lumi mobili quadrati attorno a uno
grande centrale, che vanno a formare una sorta di grande
lampadario, una giostra, ma anche un' astronave che possiede una
propria vita animata, sale, scende, ruota, insegue i personaggi
in scena, come impegnati in una danza e lotta quasi per
difendersi e districarsi l'uno dall'altro, tra apparizioni di
una specie di astronauta di Star Trek pseudo medioevale con una
luce in fronte e di strani, grossi animali. L'abilita' estrema e'
tutta nei movimenti e le interazioni tra i corpi, nel ritmo
frenetico, nell'esibizione di una mimica e una fisicita'
particolari, da quella di Vale'rie Doucet equilibrista
contorsionista, di un performer e un attore, Samuel Dutertre e
Yann Nedelc, una danzatrice, Thi Mai Nguyen e di una cantante,
Mariama. ''Faccio teatro per non dover spiegare cio' che si agita
dentro - spiega Thierre'e - ma piuttosto per girarci attorno.
Allora giriamoci attorno, se volete. Viviamo assieme, qui,
alcuni momenti, cose insensate, che forse hanno senso oltre la
punta del nostro naso''.
Thierrée, funambolismi a Napoli Festival
Magie tra circo, teatro e danza del figlio di Victoria Chaplin