(ANSA) - ROMA - "Non avevo mai visto Romeo e Giulietta a teatro prima di oggi. Non mi era nemmeno mai venuto in mente di interpretarlo. E invece ora me ne sto dietro le quinte, scalpitando, e prova dopo prova riscopro un testo bellissimo". Cosi' Alessandro Preziosi racconta all'ANSA la sua prima volta a tu per tu con gli innamorati per eccellenza, nel nuovo spettacolo diretto da Andrea Baracco in omaggio ai 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare, al debutto martedi' alla 68/a Estate Teatrale Veronese dove rimarra' fino al 23 luglio, per proseguire in tourne'e in inverno (3-5 febbraio Fano; 7-12 Firenze; 14 febb-5 marzo Roma).
"Un allestimento di respiro internazionale, con una costruzione piu' legata al concetto che alla tradizione", racconta Preziosi che dello spettacolo e' anche produttore con Tommaso Mattei e Aldo Allegrini per Khora.teatro. E che, forse un po' a sorpresa, per se' non ha scelto i panni di Romeo, interpretato invece da Antonio Folletto, O' Principe della nuova serie di 'Gomorra', con Lucia Lavia-Giulietta. Ma quelli di Mercuzio, l'amico che muore sotto la spada di Tebaldo. Su una scena "aperta, molto dinamica, con due grandi torri in plexiglass trasparente", Baracco, pluripremiato regista che ha gia' portato Amleto in Spagna e Giulio Cesare al Globe di Londra, ne ha fatto un personaggio "ambiguo e pornografico - spiega lui stesso - ne' maschio ne' femmina, che piu' di ogni altro sente l'innata inadeguatezza e allora folle rincorre versi e costruisce mondi, finche' pazzo di gelosia si lancia come Aiace su una lama ben affilata".
"Shakespeare e' multitasking - commenta Preziosi - Romeo e Giulietta non sono due innamorati che vivono l'amore secondo un copione visto. La loro irresponsabilita' e' la chiave della storia: sono figli di due famiglie in lotta e forse senza questo impedimento non sarebbe neanche valsa la pena di parlare di loro. D'altronde, che amore e' un amore che chiede all'altro di rinnegare il suo nome, persino il suo essere? Mercuzio e' l'elemento che ritarda la tragedia. Finche' c'e' lui in giro, non puo' partire. E' molto accattivante. Mi piacerebbe vederlo, se non fossi in scena". Per la prima volta dopo quattro stagioni, poi, Preziosi questa volta non dirige. "Come regista sono un gran rompiscatole. Come attore, invece, divento umorale - ammette - Ma e' un modo per tornare a misurare la tua capacita' di tradurre i segnali di chi ti guida".
Si rifara' presto, pero', debuttando dietro la macchina da presa con un film "ancora in scrittura - dice - sul tema delicato della legittimazione o meno dell'eutanasia e su quanto la legge possa essere una porta verso l'inferno". Prima ancora, lo vedremo in tv nei panni di Filippo Brunelleschi, l'architetto della Cupola di S. Maria in Fiore, nella fiction di Rai1 sulla vita dei Medici, accanto a un gigante come Dustin Hoffman. "Trovarmelo davanti sul set - racconta - era strano come vedere Topolino in carne e ossa. Per scherzare gli ho detto che, essendo Brunelleschi, se avesse avuto bisogno di un architetto per sistemare casa... Lui, di grande ironia, ha risposto che non parlava con chi era piu' alto di lui e che per contratto aveva ottenuto che ci si dovesse tutti abbassare un po'". Poi si torna a Shakespeare: perche' 400 anni dopo ha ancora cosi' tanto da dire? "Mi sono chiesto anche io perche' storie cosi' politicamente e sentimentalmente rilevanti rimangano tanto in voga - risponde Preziosi - Perche' la societa' non migliora. Per questo Shakespeare e' ancora assolutamente attuale". (ANSA).
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