(ANSA) - ROMA, 28 GEN - Le storie più conosciute, dall'omicidio di Giancarlo Siani a quello di don Peppe Diana. Ma anche quelle meno note, i tanti ammazzati 'per caso' come le giovani napoletane Silvia Ruotolo e Annalisa Durante. E non solo. Riparte dal Piccolo di Milano con una nuova stagione che allarga lo sguardo all'espansione delle mafie all'estero, ai legami tra 'ndrangheta calabrese, Lombardia e traffici internazionali, a Roma Capitale, "Dieci storie proprio così" lo spettacolo di Giulia Minoli ed Emanuela Giordano che porta in scena le storie delle vittime della criminalità organizzata.
"Un'opera dibattito sulla legalità", la definisce all'ANSA Giulia Minoli. E in effetti parlare di spettacolo in questo caso appare riduttivo. Perché dietro a quei settanta minuti di teatro, con una compagnia affiatata e coinvolgente di giovani e bravi attori (le musiche sono di Antonio Pofi e Tommaso Di Giulio) c'è un lavoro che ha coinvolto in questi anni tante realtà e oltre 30 mila studenti.
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Solo a Milano nelle ultime settimane del 2016, 50 classi di 15 scuole, "dal centro alla periferia, dalle medie al liceo", dove gli attori sono andati per preparare i ragazzi allo spettacolo, discutere con loro, introdurre l'argomento. Poi ci sono le carceri minorili di Airola e Malaspina, con i detenuti impegnati in una serie di corsi sui tanti mestieri del teatro. E da quest'anno anche l'Universita' degli Studi di Milano con il Corso di Sociologia della Criminalita' organizzata di Nando Dalla Chiesa. "Un viaggio cominciato a Napoli nel 2011 - ricordano ogni sera gli attori dal palco - volevamo capire, raccontare l'Italia offesa dalla criminalita' organizzata". Tant'e', il progetto, sottolinea Minoli, ha "messo insieme per la prima volta tutte le realta' che lavorano nell'antimafia e sull'educazione alla legalita'".
Coinvolgendo sempre piu' persone e prima di tutto i giovani, perche' antimafia "siamo tutti noi", ribatte la giovane autrice. Tante storie di denuncia, "ma anche di riscatto - sottolinea - perche' i ragazzi devono sapere che oltre al dramma c'e' la speranza, tante realta' che lavorano e con le quali si puo' collaborare". Nelle classi e poi in teatro, dove gli studenti sono accolti insieme al pubblico pagante e spesso ai parenti delle vittime, che dalla prima ora seguono con affettuosa determinazione ogni tappa del tour, l'obiettivo, racconta la regista Emanuela Giordano, "e' far rivivere il senso di vite che sono state vissute fino in fondo con coraggio". Perche' il coraggio "e' fondamentale", i ragazzi, dice, "devono pensare che il coraggio deve diventare linfa vitale delle loro esistenze". Anche per imparare che la realta' va guardata in faccia, ogni giorno, ad occhi aperti: "E' l'esercizio che poi facciamo con le classi - spiega Giulia Minoli - lo slogan e' 'facci caso'". Le prime edizioni sono state un successo, e ora, appoggiato dalla rete dei teatri nazionali, lo spettacolo riparte in tour tra le diverse realta' del paese. Dopo il debutto al Piccolo, dove rimane fino a tutto gennaio, sara' al Teatro Argentina di Roma, al San Ferdinando di Napoli e al Teatro Gobetti di Torino. Una serata speciale, in occasione dei 25 anni della strage di Capaci, e' prevista anche a Palermo. "A chi ti dice non sono affari miei, non ci credere. Sono affari di tutti".
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