(ANSA) - ROMA, 26 OTT - "Al primo minuto dopo la mezzanotte,
il 25 novembre, appena terminerà l'obbligo di chiusura,
accenderemo i teatri privati italiani per la Giornata Nazionale
dello Spettacolo dal Vivo, in cui accoglieremo chiunque vorrà
partecipare. Se non molliamo e se con coraggio indichiamo la
strada ne usciremo più forti": sarà una mobilitazione lunga 24
ore, di protesta ma soprattutto di confronto costruttivo, quella
che tra un mese esatto vedrà protagoniste le imprese teatrali
private, come annuncia oggi all'ANSA Massimo Romeo Piparo,
presidente di ATIP - Associazione Teatri Italiani Privati.
L'ennesima, ultima delusione, con i cinema e i teatri costretti
alla chiusura dal DPCM che il premier Conte ha firmato nella
notte tra sabato e domenica, non spegne dunque la voglia del
mondo dello spettacolo da vivo di uscire da questi ultimi,
terribili mesi, provando a ripartire in sicurezza e con immutato
entusiasmo. "Avevamo fissato la Giornata per il 10 novembre, ma
non potremo farla. Quello che vogliamo non è assistenzialismo
senza rendicontazione e senza creazione di indotto, ma strumenti
fiscali, discutere di sicurezza degli spazi, del rapporto del
teatro con la tv e soprattutto con la scuola, per poter creare
gli spettatori di domani", spiega Piparo, che proprio in queste
ore ha indirizzato al presidente del Consiglio Conte e ai
ministri Speranza e Franceschini una lettera in cui l'ATIP
esprime il proprio sconcerto chiedendo a gran voce la
possibilità per i lavoratori delle imprese teatrali private di
poter continuare a svolgere il proprio lavoro. Il prossimo 25
novembre quindi, da mezzanotte in poi, i teatri italiani
privati, da Nord a Sud, apriranno le proprie porte per una lunga
maratona, in presenza e virtuale: dal palco del Teatro Sistina
di Roma, e in contemporanea da quelli dei teatri di Milano,
Genova, Torino, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari,
Palermo e Catania, si susseguiranno incontri con operatori del
settore, politici, personaggi, artisti, giornalisti. Intanto,
mentre ci si organizza, resta la rabbia, che Piparo esprime con
parole inequivocabili: "Ci hanno ferito, messo in agonia e poi
ucciso. E non ce lo meritavamo", dice, "ora ci impongono la
chiusura dopo tutti i vari provvedimenti. Quel poco di fiducia
che c'era nelle istituzioni si è rotto". (ANSA).
Teatro: Piparo, ci hanno ucciso ma non molliamo
Il 25 novembre la Giornata Nazionale dello Spettacolo dal Vivo