Cultura

Franco Branciaroli, 50 anni di teatro, "gli devo tutto"

Attore in Sardegna per piece di Serraute su amicizia e parole

Redazione Ansa

"Al teatro devo tutto - dice in una intervista all'ANSA Franco Branciaroli, tra i grandi interpreti italiani - è il luogo dove ho trascorso 50 anni della mia vita, tutti i giorni, tranne il lunedì. Mi ha regalato una cultura, la conoscenza dei classici e anche una sorprendente libertà. Nella mia testa sono passati i capolavori di Molière, Shakespeare, Calderón de la Barca, i tragici greci, i drammaturghi del Novecento, recitati a memoria centinaia di volte". Un confronto continuo con i maestri della cultura occidentale, e non solo. E poi "una quantità di ozio immenso, il tempo oltre che per studiare, per leggere e rileggere romanzi come Guerra e Pace, l'Ulisse di Joyce, Auto da fé di Canetti". Una vita sulla scena, dagli esordi con Aldo Trionfo all'incontro con Luca Ronconi, il prezioso sodalizio con Giovanni Testori, gli spettacoli con Carmelo Bene e la collaborazione con registi come Maurizio Scaparro, Luigi Squarzina, Gabriele Lavia, Giancarlo Sepe, con rare incursioni nel cinema da "Il mistero di Oberwald" di Antonioni a "I Viceré" di Faenza, ma anche cinque film con Tinto Brass, dopo il controverso "Vizi privati, pubbliche virtù" di Miklós Jancsó, e in tv "L'ultimo spettacolo di Nora Elmer" di Carlo Quartucci. Al suo attivo anche un romanzo, "La carne tonda", appena pubblicato da Aragno. E' protagonista con Umberto Orsini di "Pour un oui ou pour un non" di Nathalie Sarraute, per la regia di Pier Luigi Pizzi. Franco Branciaroli racconta la divertente e raffinata commedia sull'amicizia e sul significato nascosto delle parole, in cartellone l'1 marzo alle 21 al Teatro Comunale di Sassari e dal 2 al 6 marzo al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione di Prosa del Cedac. "Pour un oui ou pour un non" della scrittrice francese Nathalie Sarraute, madrina del "Nouveau roman", poco conosciuta in Italia ma apprezzata e tradotta in tutto il mondo "nasce come un radiodramma - spiega Branciaroli - e tratta di una problematica abbastanza diffusa, e che ha una profonda radice filosofica: il rapporto tra la parola e le cose. I protagonisti sono due amici di vecchia data, uno si accorge che l'altro si allontana, non capisce, va a trovarlo, lo interroga e scopre che la causa di tutto è stata un'intonazione, forse sbagliata, o magari fraintesa: un 'nonnulla' che mette a repentaglio la loro amicizia". Una pièce incentrata sulle parole e i silenzi. "Credevamo che questa commedia così sofisticata avrebbe interessato un pubblico ristretto, di appassionati. E invece - svela l'attore - c'è stato un successo inaspettato, la gente infatti si riconosce, perché nella realtà è successo a tutti di cadere in un equivoco o di non essere compresi".

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