"Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta". Lo diceva Gabriel García Márquez ed è la frase che nel 2016 annunciava l'uscita di "Perfetti sconosciuti", film sbanca-botteghino di Paolo Genovese, premiato con due David di Donatello e tre Nastri d'argento ed entrato nel Guinness dei primati per il più alto numero di remake nel mondo. Sette anni dopo, la storia di quella cena tra amici e del gioco "pericolosissimo" di lasciare il cellulare "pubblico" sul tavolo diventano pièce, segnando per Genovese anche il debutto nella regia teatrale. "Dopo il successo al cinema mi avevano chiesto di fare Perfetti sconosciuti 2, il 3, una serie, anche il gioco da tavola - racconta lui -. Ho sempre detto 'no'. Poi ho visto a teatro l'adattamento che io stesso avevo scritto per altri Paesi e ho pensato che forse attraverso il palcoscenico ci fosse ancora qualcosa da dire". Cambiato il cast - oggi intorno al tavolo siedono Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Anna Ferzetti e Valeria Solarino - lo spettacolo ha appena iniziato la sua tournée (fino a maggio a Perugia, Trieste, Firenze, Roma, Napoli, Messina, Catania) e, oltre a essere uno dei titoli più attesi della stagione, è anche l'ideale capofila di un ricco trend di scambi tra cinema e teatro. Non semplici adattamenti, ma nuovi modi per raccontare una storia, nuovi sguardi che illuminano ciò che al cinema era solo tratteggiato. Come in "Quasi amici", che Massimo Ghini e Paolo Ruffini interpretano dalla commedia francese che ha lanciato Omar Sy nell'Olimpo dei divi. Al cinema, al centro della storia era soprattutto Driss, il "badante" improvvisato. La versione teatrale di Alberto Ferrari allarga invece sul multimilionario inchiodato sulla sedia a rotelle, raccontandone anche i momenti di sconforto (fino al 26 febbraio al Parioli di Roma poi Marche, Puglia e Sicilia). C'è poi "Il figlio" di Florian Zeller, nato come pièce, in queste settimane in tournée tra Lombardia e Toscana con Cesare Bocci e Galatea Ranzi diretti da Piero Maccarinelli. Ma contemporaneamente anche al cinema nel film diretto dallo stesso Zeller con Hugh Jackman. E ancora, il "caso" "Mine vaganti", che Ferzan Ozpetek ha tratto dalla sua pellicola del 2010 e che anche in palcoscenico si è trasformato in successo ininterrotto ormai da tre stagioni, con Francesco Pannofino, Iaia Forte e Simona Marchini (prossime tappe Gorizia, Padova e Lombardia). Arriva invece a fine stagione al Carignano di Torino "Agosto a Osage County", adattamento del testo di Tracy Letts firmato da Filippo Dini, con Giuliana De Sio nei panni che al cinema furono di Meryl Streep. Ad aprile vedremo "Billy Elliot", il musical con le note di Elthon John targato Massimo Romeo Piparo che a vent'anni da "Aggiungi un posto a tavola" riporta al Sistina di Roma Giulio Scarpati. C'è poi "Festen. Il gioco della verità", che Marco Lorenzi ha tratto dal film del 1998 di Thomas Vinterberg, con il gioco al massacro dei Klingenfeld riuniti per il sessantesimo compleanno del patriarca Helge (dal 28 febbraio alla Sala Umberto di Roma e a giugno all'Elfo di Milano). Dalla commedia di Agatha Christie e dal film di Billy Wilder con Tyrone Power e Marlene Dietrich arriva "Testimone d'accusa" con Vanessa Gravina e Giulio Corso diretti da Geppy Gleijeses (fino a fine marzo tra Trieste, Padova, Treviso, Pavia, Venezia, Udine). Coppia d'assi, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo sono invece "I due Papi" (Ratzinger e Bergoglio) di Anthony McCarten, nei panni al cinema di Anthony Hopkins e Jonathan Pryce. Dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald, ma anche dal film con Brad Pitt, ecco infine "La vita al contrario - Il curioso caso di Benjamin Button" con Giorgio Lupano (Ghione di Roma, dal 23 Febbraio).
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