Si è aperto nel segno della poesia il piccolo, grande festival che si tiene dal 1999 a Castrovillari, sulle pendici del Pollino in provincia di Cosenza e che termina domani la sua ricca programmazione, tra incontri, serate musicali e tre, quattro spettacoli al giorno, scelti dai promotori, Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Pisano. Una poesia che è quella alta di Patrizia Valduga di cui è stato riproposto il suo ''Donna di dolori'' personale intensità da Daniela Piperno che ha dato verità a questa figura che si lascia andare alla propria appassionata invettiva sull'esistenza e il trapasso. Ma nel segno della poesia vivono anche altri spettacoli e qui segnaliamo in particolare ''I Greci, gente seria! Come i danzatori'' di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni e ''La sindrome delle formiche'' di Daniele Aureli (che firma la regia con Massimiliano Burini) e con Ciro Masella e Giulia Zeetti. Una poesia che è nella levità, l'allusività, le incertezze esistenziali, i timori e le speranze, più che i desideri, del testo e di una danza di coppia che nel primo vede proprio accennare qualche passo, come un tentativo di leggerezza e lasciarsi andare, mentre nel secondo è nel rapporto e i movimenti dei due all'interno di una stanza. Sono due coppie simili e molto diverse, simili nell'impaccio esistenziale e nell'essere fuori del tempo e dello spazio, specie la prima, che gioca con le loro imperfezioni, col ''non raccapezzarsi'' e con quella che dichiarano ''la fatica di mostrare i pensieri''. Cosa che però riescono a fare usando il corpo con leggerezza e eleganza, e così le parole, le battute che hanno in trasparenza una loro senso potremmo dire filosofico e metateatrale in quell'insistere nell'aver ''trascurato il rapporto del corpo con la mente'' con ironica impassibilità che diventa malinconica comicità, visto che ''Il corpo serve per ottenere quel che verbalmente non si otterrebbe'' e come ogni artista dicono: ''ambisco alla cattedrale e continuo a spaccare le pietre''. I due saranno tra l'altro al Festival di Castiglioncello il 5 luglio. Poesia c'è, anche se meno testualmente esplicita, nella coppia de ''La sindrome delle formiche'' , in quel loro non sapere se hanno deciso ''di non lasciarsi o di stare insieme'' in bilico tra una decisione definitiva che non prenderanno mai e il bisogno uno dell'altra nei loro riti domestici e protettivi. Si muovono, si lasciano e cercano, si accucciano e protendono restando chiusi tra le quattro mura di casa con la paura e il continuo rimandare un'ipotetica uscita per festeggiare un compleanno e il timore degli altri, specie i vicini, ché il signore per strada che passa serve con le sue uscite quotidiane a verificare che il mondo corra sempre eguale. C'è in loro un'ombra di beckettiana con quell' ''andiamo, andiamo pure'' e il vero tema è allora il tempo, che passa ma non cambia nulla, col loro essere pronti, ma sempre quasi, col loro guardarlo passare senza saperlo ammazzare, con la paura che prende allo stomaco di paroline come ''mai'' e ''sempre''. Tutto trovando scuse, dai cinesi che sono oramai dappertutto all'invasione delle formiche, fantasmatici esserini metaforici che si agitano pur sapendo di dover morire. E Masella e Zeetti riescono a dare la giusta, difficile misura a questa loro danza di chi sa che si sta tutti assieme ma si è sempre drammaticamente, comicamente soli. Lo spettaclosarà aSpoleto Off il primo e due luglio. Da citare infine una 'Penelope'' di e con Martina Badiluzzi dal complesso e interessante testo a più piani tra intimità e fisicità, che deve trovare però ancora un suo equilibrio scenico, al di là dell'eleganza formale, prima della tournee autunnale. Un ''Persiani di Eschilo'' ridotto dai sacchi di sabbia per un solo attore, Silvio Castiglioni che facendone un bel gioco di figure e scacchi ha i limite di raccontarlo solamente in un andamento troppo monocorde, che sraò a settembre a Pisa e dal 18 al 22 ottobre all'Oscar di Milano.
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