In una immaginaria isoletta olandese sopra ad ogni casa c'è un piccolo campanile che custodisce un campanello: secondo la tradizione, questi campanelli suonano ogni volta che una donna tradisce il marito, anche se pare ciò non sia mai accaduto e tutti vivano da tempo in tranquillità. È la situazione di partenza del Paese dei campanelli, forse l'operetta italiana più nota, firmata dalla coppia Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, che debuttò giusto cento anni fa, nel novembre 2023, al Teatro Lirico di Milano con straordinario successo. Per celebrarne il centenario, quest'anno ne sono stati proposti diversi allestimenti, da quello con adattamento e regia di Carlo Abbati e sul podio il maestro Alberto Orlandi, che ha girato un po' tutta Italia, a quello che il direttore Fabio Luisi e il regista Alessandro Talevi hanno realizzato per il Festival della Valle d'Itria, più almeno altri due, firmati per la messinscena da Andrea Binetti e da Emanuele Gamba.
L'operetta, spettacolo musicale (orchestra, soli, duetti, concertati, coro, danze) intercalato da dialoghi in prosa, è filiazione dell'opera buffa e precisamente dell'opéra-comique francese e se ne fa risalire la nascita al 1830 col Fra Diavolo di Daniel Auber e Eugene Scribe. La fortuna internazionale del genere nasce però con l'operetta austriaca della seconda metà dell'Ottocento che, rispetto all'aspetto parodistico e satirico di quella parigina, dette maggiore importanza all'elemento sentimentale con al centro un solo personaggio principale e musicisti come Johann Strauss Jr., il cui titolo più famoso resta Die Fledermaus (Il pipistrello) del 1874, e soprattutto Franz Léhar, autore della celeberrima Die Lustige Witwe (La vedova allegra) del 1905, che ebbe risonanza mondiale e servì di modello a quasi tutti i successivi compositori di operette di ogni paese. Questo vale anche per il nostro paese, dove con Ruggero Leoncavallo e la sua La Reginetta delle Rose del 1912, assunse un carattere d'italianità non scevro di una nobile impronta, per procedere sulla scia di quella viennese con Carlo Lombardo, napoletano, librettista d'opera passato anche all'operetta, e il compositore veneziano Virgilio Ranzato, che assieme firmarono appunto Il paese dei campanelli e due anni dopo Cin Ci là, lavori leggeri, garbati, scanzonati, sentimentali ma con tocco libertario, moderno per il tempo.
A portare scompiglio nell'isoletta olandese del Paese dei campanelli sarà l'attracco di una nave militare in avaria, con i marinai a terra che cominciano a corteggiare le donne del paese, così che presto il comandante Hans farà suonare il campanello con Nela, moglie di Basilio; il marinaio Tom con la bella Bombon, consorte di Tarquinio e, con Pomerania, la donna più brutta del paese, sposa del borgomastro Attanasio, sarà Le Gaffe, che, come indica il suo nome, non fa che combinare guai. Tra l'altro accadrà per colpa sua che le mogli dei marinai arriveranno sull'isola, a cominciare da Ethel, sposa del comandante, col risultato che la storia si ripete, ma questa volta a far suonare i campanelli sono queste donne con i pescatori locali Attanasio, Basilio e Tarquinio. Pareggiati i conti, sembra che tutto possa normalizzarsi, la nave riparte, ma resteranno sogni, delusioni, malinconie a segnare la vita del paese, in particolare delle sue donne.
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