Cultura

Il Fidelio al Petruzzelli, Beethoven ridà voce agli ultimi

In scena il coraggio di Leonore e la lotta contro le ingiustizie

Redazione Ansa

(ANSA) - BARI, 27 GEN - In superficie si rafforza il coraggio, nei sotterranei avviene la liberazione che restituisce la speranza alle vittime dell'ingiustizia. È un cammino verso la luce quello che Ludwig van Beethoven fa compiere ai protagonisti di Fidelio, l'unica opera da lui realizzata, per la prima volta nel 1806, e che ieri ha aperto la nuova stagione del Teatro Petruzzelli di Bari.
    In due atti, con la regia di Joan Anton Rechi ripresa da Gadi Schechter, l'opera ha al centro una storia d'amore che si intreccia all'intrigo politico. Parla della virtù di saper fare la cosa giusta pur sapendo che si pagheranno le conseguenze, e del coraggio di lottare contro le ingiustizie anche a costo della propria vita. Ma soprattutto della forza di una donna, Leonore (Helena Juntunen), che si finge uomo, Fidelio, pur di liberare il suo amato Florestan (Ric Furman), imprigionato dal governatore don Pizarro (Vito Priante) di cui ha denunciato le malefatte.
    Dopo l'overture si apre il sipario e sul palco compare una grande testa di pietra, elemento scenico che il regista usa per richiamare l'idea del sovrano e che dà una caratterizzazione mitologica: come Orfeo finisce agli inferi per riscattare Euridice, anche Leonore scende all'inferno, nei sotterranei della prigione, per trarre in salvo il proprio amato.
    Dopo essersi finta un uomo, aver conquistato la fiducia del carceriere Rocco (Tilman Rönnebeck) al punto che questi vuole che sposi sua figlia Marzelline (Francesca Benitez) innamorata di Fidelio, Leonore scopre i progetti di don Pizarro: uccidere il suo acerrimo nemico Florestan prima che il ministro don Fernando (Modestas Sedlevičius), che crede Florestan morto da tempo, arrivi per una ispezione nella prigione. Per questo don Pizarro ordina a Rocco e a Fidelio di scavare una fossa in cui seppellire Florestan, ormai moribondo: sarà lui stesso a tagliargli la gola.
    Giunti nei sotterranei, mentre don Pizarro sta per compiere il suo piano, Leonore, impugnando una pistola, si rivela e dice: "Uccidi prima sua moglie". A quel punto si ode uno squillo di tromba che annuncia l'arrivo di don Fernando, giunto con il suo seguito, per far regnare la giustizia. Il coro dei "prigionieri politici", ora liberati, celebra il "coraggio della sposa" e restituisce nel finale la voce agli ultimi, alle vittime, e ai loro sentimenti, veri protagonisti di tutta l'opera. (ANSA).
   

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