(ANSA) - ROMA, 13 MAG - Una grande testa, un grande viso che
riverbera la vicenda, ora bianco sorridente, poi infiammato
dalla passione, quindi ustionato dal rimorso e dalla colpa sino
a ridursi a un teschio e spaccarsi, è l'unico arredo al centro
della scena, chiusa alle spalle dal palazzo reale,
un'impalcatura a tre piani, di questo spettacolo molto
applaudito e intitolato 'Fedra', forse nome più accattivante per
il pubblico, pur trattandosi di 'Ippolito' di Euripide, come da
sottotitolo, con la regia di Paul Curran, scene e costumi di
Gary McCann, secondo appuntamento della 39/a stagione classica
al Teatro Greco di Siracusa.
Una tragedia imperniata sulla incontrollabile forza eversiva
e devastante dell'eros, quella che come una febbre ha colpito
appunto Fedra, la quale, emblema dell'amore fisico, vedrà il suo
corpo, dopo il suo suicidio fuori scena, riportato da Curran al
centro dell'azione sino alla fine.
Un dramma quindi umanissimo e di grande teatralità, affidato
sostanzialmente all'interpretazione degli attori, tra i quali
spicca qui l'accalorato e raziocinante scandire con incisiva
musicalità il proprio dire della Nutrice di Gaia Aprea, l'impeto
e la coerenza giovanile di Riccardo Livermore, del resto i più
applauditi dal pubblico la sera della prima, col Teseo rabbioso
e dolorante di Alessandro Albertin e, con loro, la Fedra di
Alessandra Salamida, l'Artemide di Giovanna Di Rauso e
l'Afrodite di Ilaria Genatiempo. (ANSA).
Curran porta in scena Fedra, Ippolito e Teseo a Siracusa
Molti applausi per la prova di attori sul bel testo di Euripide