Cultura

Successo alla Scala per il 'Werther' di Loy e Altinoglu

Applausi intensi a Benjamin Bernheim e Victoria Karkacheva

Successo alla Scala per il 'Werther' di Loy e Altinoglu

Redazione Ansa

Un pubblico entusiasta ieri sera alla Scala ha applaudito a lungo e con calore tutti gli artefici del 'Werther' di Jules Massenet, presentato in un nuovo allestimento scaligero in coproduzione con il Theatre des Champs-Elysées, con la regia di Christof Loy e il parigino Alain Altinoglu sul podio.
    Un lavoro dal profumo molto 'francese', con una compagnia di canto giovane incentrata sul tenore Benjamin Bernheim (Werther) e il mezzosoprano Victoria Karkacheva (Charlotte), sul baritono Jean Sebastien Bou (Albert) e il soprano Francesca Pia Vitale (Sophie). Al chiudersi del sipario il pubblico li ha applauditi a lungo, oltre ad aver apprezzato l'intera compagnia di canto, compresi i sei bambini allievi del Coro di Voci Bianche dell'Accademia del Teatro alla Scala, diretti da Bruno Casoni. 'Werther' è un melodramma romantico che racconta 'amore e morte', che Massenet compone alla fine degli anni Ottanta del 1800 ispirandosi al romanzo epistolare che Goethe aveva pubblicato nel 1774, dando un taglio brusco al 'secolo dei lumi' e anticipando i temi del Romanticismo. Comincia in modo giocoso: nella casa del borgomastro, in una località rurale, dove i bambini festeggiano l'estate evocando a luglio le feste del Natale, arriva il giovane Werther che a prima vista si innamora perdutamente della loro sorella maggiore Charlotte, promessa sposa di Albert. Lei rimane confusa, sentendosene attratta, ma lo allontana. Si rivedranno qualche mese dopo, quando lei è già sposata e infine a Natale.
    L'intensità drammatica della vicenda e della musica di Massenet vanno aumentando progressivamente mentre Werther, di cui è segretamente innamorata la sorella minore Sophie, si rende conto di non riuscire a vivere senza Charlotte e comincia a vivere pensieri suicidi. L'aria più celebre dell'opera, cantata dal protagonista, "Pourquoi me reveiller" (sottolineata dagli applausi a scena aperta al termine del successivo duetto), riprende il momento in cui i due giovani leggono insieme Ossian, leggendario cantore di temi cari alla cultura preromantica. La passione sta per travolgerli, ma Charlotte lo respinge ancora, per dovere di fedeltà al marito. Lui con una scusa si fa prestare due pistole da Albert, che pur sospettandone le intenzioni suicide gliele consegna. Quindi si allontana e si spara. Solo quando torna morente sulla scena Charlotte in lacrime gli confessa di amarlo e lo bacia con passione, davanti al marito impietrito. Una vicenda senza tempo (i costumi di Robby Duiveman, sono abiti moderni), "un'opera intima - riconosce Loy - non facile da mettere in scena in un grande teatro", volendo mantenere in evidenza le introspezioni psicologiche dei personaggi e senza il pericolo di distrarre dalla drammatica tensione musicale creata via via da Massenet. Il regista, con l'autore delle scene Johannes Leiacker, ne dà un'interpretazione minimalista, tenendo i soli protagonisti (ma anche i bambini che giocano o il padrone di casa, quando è il loro momento) al proscenio, davanti alla lunga parete chiara della casa rurale, al centro della quale c'è una grande porta. Che lascia solo intravvedere, quando viene aperta, attimi della vita di tutti i giorni, tavole imbandite con i commensali, l'albero di Natale nella scena finale. A qualcuno è sembrata una regia povera, monotona. Ma il pubblico ha bene apprezzato e alla chiusura del sipario sono fioccati gli applausi.

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