(di Stefania Passarella)
(ANSA) - VENEZIA, 20 LUG - Una figura androgina,
apparentemente senza tempo né spazio, come un alieno rapito dal
vortice di se stesso in un'altra dimensione. In un mondo quasi
distopico, in cui un sé più vicino all'umano striscia e si
sposta su schermi curvilinei.
La creazione è andata in scena in prima italiana alla 18/ma
Biennale Danza, alla Tesa in Arsenale a Venezia, trasformata in
un palco post moderno in cui la danzatrice - Louise Dahl,
interprete svedese di grande intensità - è impegnata in sequenze
vorticose. Insegue spinte opposte intorno al proprio asse,
sfidandolo continuamente, per allontanarvisi per poi rimbalzarci
sopra. Ci ricorda il tema di questa Biennale, "We Humans Are
Movement", "Noi Umani, Siamo Movimento". Louise Dahl sembra
muoversi liberamente ma la pura improvvisazione è un'illusione.
Lo ricorda la coreografa nella conversazione post spettacolo.
"Ogni gesto e dettagliatamente coreografato, ogni sequenza, ogni
ordine di sequenza". Il corpo è moltiplicato sullo schermo. Due
mondi paralleli che a volte si sfiorano, ma in cui
fondamentalmente profondità, peso, e confini non esistono. Sugli
schermi l'alter ego umano è una figura piccola, rannicchiata,
risucchiata. È la stessa Caprioli.
Nel lavoro la sua radice svedese, nordica, è molto ben
presente. Dallo stile, minimal, ai colori non colori prevalenti,
che sono fondamentalmente bianco, nero e scale di grigi. Anche
la "musica", è un continuo rumore bianco. L'incessante ricerca e
studio dei micromovimenti danno vita a un passaggio unico e
molto fluido.
Il processo creativo che ha portato a "Deadlock" (2023) è
"una storia lunga", ha spiegato Caprioli. "Nel privato avevo a
che fare con la morte, con strade chiuse senza uscita.
Situazioni che mi hanno portato a un movimento curvato, che si
piega su se stesso, che però prende forza per tornare indietro,
in un posto buono". La fa da padrone l'eterno "spinning" che
catapulta in una turbina, in balia delle spinte opposte di forze
centrifughe e centripete, "che dà l'impressione di essere chiusi
in una lavatrice - dice Caprioli - Sembra che da un momento
all'altro si possa schizzare fuori, ovunque, ma lo spazio
intorno è finito, chiuso, e dunque si ritorna su se stessi".
Anche il vuoto che si crea all'interno, intorno al proprio asse,
alla fine si annulla.
Un lavoro molto concettuale che il pubblico della Biennale ha
particolarmente apprezzato. Diverse repliche di "Deadlock" sono
in programma fino alla fine del Festival, 3 agosto. La
coreografa presenta anche altre due creazioni, "Flat Haze"
(2019) - coreografia di 9 ore in continua trasformazione,
diversa ogni ora, col pubblico libero di restare solo un minuto
o tutto il giorno - e "Silver" (2022) - danza di corpi senza
corpi.
Domani, 21 luglio, Cristina Caprioli ritirerà il Leone d'Oro
con una cerimonia in Ca' Giustinian. (ANSA).
Vortice e tensione, "Deadlock" debutta a Biennale Danza
Ricerca del movimento firmata dal Leone d'Oro Cristina Caprioli