Cultura

Roberto Baggio, il calciatore e l'altro di Davide Enia

Calcio metafora per raccontare grandezza medici e orrori guerra

Redazione Ansa

(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 02 OTT - Davide Enia entra in scena a seguito di un incidente con le stampelle e un tutore alla caviglia e sembra fatto apposta per uno spettacolo intitolato a 'Roberto Baggio', anche se non si tratta del ginocchio, che il giocatore si ruppe due volte, sempre dato per finito e tornato invece ogni volta in campo a far goal o sbagliarli, come il rigore del 1984 per cui l'Italia perse i mondiali. Il monologo racconto, nato per il festival Stadium der Traume a Monaco di Baviera, ha aperto la stagione del restaurato Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza a Roma, dove all'inizio Guido Di Palma ha ricordato Glauco Mauri, che all'Ateneo, con Roberto Sturno, aveva la scorsa stagione aperto un laboratorio cui aveva lavorato con la solita inflessibile professionalità, anche dopo la scomparsa del compagno, sino a primavera.
    Il vero protagonista, però, del lavoro di Enia, non è il calciatore, ma il medico anestesista Roberto Baggio, che ha lavorato una vita negli ospedali da campo in zone di guerra dall'Afghanistan all'Iraq e ne porta la testimonianza allo scrittore-attore in tutto il suo orrore. Questa omonimia però finirà per essergli utile, dargli paradossalmente coi malati più autorevolezza, essere una sorta di passepartout, come il calciatore lo era per Gino Strada, che unico riusciva a passare tutti blocchi stradali militari mostrando una foto di sé abbracciato proprio con il campione, un idolo internazionale.
    Il testo di Enia è scritto con la sua solita maestria (e leggete i suoi libri se lo amate), con leggerezza e nessuna superficialità, raccontando tutto, meraviglie e orrori, calcio e guerra, usando le prodezze, le azioni, i goal, gli errori del calciatore, con il suo buddismo e apertura alla presa di coscienza profonda, come metafore per l'impegno, gli ostacoli, le decisioni dei medici al fronte, quando viene voglia di lasciar perdere tutto, quando arriva la crisi che, prima o poi, prende chiunque sia costretto a confrontarsi giornalmente con cose terribili.
    Il Baggio anestesista racconta di angoscia, pianto, disperazione del proprio lavoro. Allora ecco bambini orrendamente amputati, bambini uccisi uno dopo l'altro con un colpo in fronte, bambini riempiti di cocaina e mandati a far stragi nei loro villaggi, bambine stuprate orrendamente e mutilate a pezzi se resistono, finché non cedono. Un lavoro comunque di cui si vive la necessità, perché offre l'unico punto di riferimento in quelle zone e situazioni, perché si ricovera chiunque e un talebano e un pasdaran possono ritrovarsi in due letti accanto dopo essersi sparati e finire per parlarsi e giocare a scacchi assieme. Il fatto è che "la guerra rende possibile e consueto l'inimmaginabile" e succede di tutto, dalla madre che ripara col proprio corpo il figlioletto e lei viene passata da parte a parte da un proiettile che non le fa praticamente niente e arriva dritto al cuore del bambino o la storia di Shirin, salvata dalle ustioni di una mina antiuomo con cure lunghe e dolorosissime, che sopporta senza un lamento, andando a incoraggiare altri ragazzini nell'ospedale, e un giorno, rimandata a casa, tornerà dopo un mese cadavere, colpita nel giardino di casa da un cosiddetto proiettile vagante.
    Enia racconta, parla anche di sé e di proprie crisi di ansia, di una Iliade interiore e della scrittura come allenamento per non soccombere, e assieme riferisce le parole del dottor Baggio, in modo piano umanamente partecipato profondamente, senza eccessi interpretativi o retorica alcuna, così che l'effetto è fortissimo, lo spettatore trattiene il fiato, è coinvolto dal racconto, che pure è al fondo più altamente narrativo, affabulatorio, che costruito teatralmente. E allora la fine è quasi liberatoria e gli applausi sono calorosi e lunghi.
    Il prossimo appuntamento a Roma lo annuncia allora dal 20 maggio al primo giugno al Teatro India col nuovo lavoro 'Autoritratto', che parte a dicembre in Romagna poi va al Piccolo di Milano dal 25 marzo e a Torino al Carignano dal 3 giugno, per citare le tappe più importanti. (ANSA).
   

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