Cultura

Carlotta Vagnoli, con me sul palcoscenico le donne 'disturbanti'

L'autrice firma monologo Le solite stronze, il 20 a Cagliari

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 16 OTT - A teatro per ribaltare gli stereotipi. Carlotta Vagnoli, scrittrice, conduttrice e attivista, inaugura la rassegna Pezzi Unici del Cedac con Le solite stronze: un ironico monologo di cui è autrice e interprete, con drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla, produzione Mismaonda, in scena domenica 20 ottobre alle 19 al Teatro Massimo di Cagliari.
    Nello spettacolo si alternano "un discorso più leggero, pungente e sarcastico e un ragionamento più profondo, per indagare e comprendere cosa significhi essere donne oggi" , spiega all'ANSA l'autrice di Maledetta Sfortuna, Poverine e Memoria delle mie puttane allegre, che nell'Isola ha presentato anche il suo primo romanzo, Animali Notturni. "Uno sguardo transfemminista può dare molto a tutte le forme d'arte, perché corrisponde al mondo che stiamo vivendo", sottolinea Vagnoli, impegnata da anni nella formazione degli adolescenti sulle questioni di genere.
    Portando in scena Le solite stronze l'artista parte "dagli stereotipi con cui cresciamo e di cui è difficile liberarsi: non sembra possibile che la donna angelicata sia un modello fondativo femminile nell'era digitale". Nell'affermare di essere "le solite stronze", secondo la visione maschilista e patriarcale, e quindi donne non sottomesse, polemiche e volitive, contro corrente e libere, cioè disturbanti, che non hanno paura di parlare in pubblico, si rompono le gabbie in cui nessuna aveva voglia di stare.
    Storie di 'donne di carta' come Emma Bovary e Anna Karenina, Catherine Earnshaw di Cime Tempestose e figure di spicco della cultura e della politica, da Michela Murgia a Carola Rackete, da Laura Boldrini a Elena Gianini Belotti e Sanna Marin.
    Accendere un faro sugli stereotipi significa affrontare anche il tema del linguaggio. "Il mondo cambia attraverso le parole - afferma l'artista - lo vediamo con i femminili singolari e le nuove forme inclusive: il linguaggio riflette la società. Il teatro è il posto perfetto per ritrovare il senso di complessità, dove il pubblico vive e partecipa alle storie raccontate: è la forma d'arte più democratica che ci sia".
    (ANSA).
   

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