(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 21 OTT - Anche questa volta Valerio Aprea, per
l'apertura di stagione del Teatro India, dove si replica sino al
27 ottobre e poi in tournée ''Il giorno in cui mio padre mi ha
insegnato a andare in bicicletta'', racconto di Sandro
Bonvissuto, ha scelto di presentarsi al pubblico e giocare senza
rete, ovvero senza un regista, senza scenografie, senza un testo
drammaturgicamente concepito, senza nemmeno filmati come è oggi
di moda, ma da solo, in rapporto diretto con gli spettatori,
protetto solo da un leggio, che potrebbe essere un limite e
diventa invece strumento per un lavoro fatto col bulino,
un'incisione del e sul testo, per farne risaltare i personaggi,
con tutti i loro chiaroscuri, e le sorprese della scrittura.
Dopo il tanto esercizio sui racconti di Mattia Torre ha
scelto un testo diverso ma egualmente scritto con una sapienza
espositiva che ne permette la teatralizzazione a una voce,
perché insiste su più piani, parla di sentimenti, ma lo fa
raccontando vita e azione, sviluppando una narrazione in prima
persona che ha gli occhi, il sentire di un bambino di cinque
anni, ma nel riviverlo di un adulto.
Una lettura comunque, che si fa viva, che ti fa vedere quel
che racconta, ma senza identificazione dell'attore col
personaggio, che al massimo semmai è l'adulto che ricorda e sa
coinvolgerti nella sua memoria. Aprea ci riesce benissimo,
attraverso ovviamente le espressioni del viso (e fa anche, come
da testo, ''un faccia da mucca al pascolo'') molto recitando con
braccia e mani, ma con una sua misura espressiva, senza enfasi,
incidendo con i gesti il detto, che vive ovviamente poi delle
intonazioni, del variare di intensità, di scatti, di
rallentamenti e accelerazioni fino all'esultanza finale, agli
applausi, al suo riapparire in scena per i ringraziamenti
pedalando su una bicicletta. (ANSA).
Incisivo e coinvolgente Valerio Aprea al Teatro India
Lettura-recita storia di un bambino scritta da Sandro Bonvissuto