Si tratta di "poesia, poesia di vita vera, tra le più vere che ho avuto la gioia di incontrare nei miei lunghi anni" diceva Glauco Mauri del 'De Profundis' di Oscar Wilde, il suo ultimo spettacolo, una settimana prima di morire, il 28 settembre, al Teatro Rossini di Pesaro sua città natale, proprio dove molti anni prima aveva iniziato a recitare.
Una sola recita, perché quella successiva a Roma fu costretto a annullarla. Per ricordarlo, al Teatro Tordinona dal 30 ottobre al 9 novembre, in 10 serate a lui dedicate si svolgerà la lettura appunto del 'De Profundis', interpretata ogni sera da un attore diverso che ne omaggia così la memoria: nell'ordine, Fausto Paravidino, Gabriele Gasco, Ilaria Genatiempo, Caterina Carpio con Emiliano Masala, Sara Putignano, Stefania Micheli con Paolo Zuccari, Federica Fracassi, Stefano Fresi, Michele Sinisi e Giandomenico Cupaiuolo.
Mauri, in nella sua ultima intervista, diceva di non potere "più interpretare personaggi impegnativi come Re Lear" e quindi spiegava di aver scelto di recitare "i sentimenti mostrati da Wilde nella sua lettera, che mi fa sentire più vicino agli spettatori, esprimendo pensieri che sono anche molto miei". Il testo di Wilde è parabola universale sulla sofferenza, sull'arte e l'amore, che Mauri dedicava a Roberto Sturno, suo compagno di viaggio, di lavoro, di vita nell'arte per oltre 40 anni e scomparso prematuramente un anno prima di lui. Assieme avevano creato nel 1981 la compagnia che portava il loro nome iniziando con 'Il signor Puntila e il suo servo Matti' di Brecht. "Siamo stati maestro e giovane - ricordava Mauri - fratello e fratello, padre e figlio e, all'ultimo io figlio e lui padre, sempre sulla base di una grande stima e intesa non priva di confronti e discussioni" che portavano a fruttuose conclusioni, a spettacoli di grande livello.
'De Profundis' è una lunga lettera indirizzata al giovane Bosie (Alfred Douglas) che Wilde scrisse a 43 anni, durante gli ultimi mesi della prigionia nel carcere di Reading, condannato a due anni di carcere duro, il massimo della pena per i reati legati all'omosessualità, al suo legame appunto con Bosie. Messo al bando, lo scrittore sarebbe morto in miseria nel 1900, tre anni dopo l'uscita dal carcere, a Parigi.
L'iniziativa è della Compagnia Mauri Sturno e del suo direttore artistico Andrea Baracco: "Glauco più di una volta provando questo testo mi ha detto 'Ci vorrebbe un attore', quando c'era qualcosa che non gli tornava nella sua interpretazione; in queste serate che proponiamo, di attori ce ne sono molti, e a loro va il nostro ringraziamento per aver accettato di dare voce a quelle parole che sono state le ultime, che questo straordinario uomo e meraviglioso attore ha recitato sul palcoscenico".
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