Cultura

Meyer, la Scala è un'eccezione che parla al mondo

'Le proteste alla Prima? Ci sono tante altre tribune'

Redazione Ansa

E' soddisfatto Dominique Meyer della Prima della Scala di ieri, e d'altronde con oltre due milioni e mezzo di incasso (esattamente 2.561. 323), ascolti in tv in aumento a oltre un milione 600 mila spettatori e oltre 12 minuti di applausi non c'è da lamentarsi.
    "E' stato bello avere un successo con un'opera così difficile che mancava da tanto, un titolo delicato" ha spiegato il sovrintendente che il 28 febbraio lascerà il suo incarico. "Ho apprezzato molte cose, soprattutto la qualità artistica di coro e orchestra ma anche il lavoro dei macchinisti che hanno eseguito cambi enormi senza far rumore".
    Ha apprezzato meno i buu arrivati ad Anna Netrebko, in parte annunciati con le proteste per la presenza del soprano russo che per manifestanti che hanno organizzato ieri pomeriggio un presidio è una "sostenitrice di Putin".
    "Questo modo di cercare di essere protagonisti prendendo in ostaggio uno spettacolo non mi piace - ha detto all'ANSA -. Per protestare tribune ce ne sono tante. Non vedo perché la Prima della Scala deve essere usata per questi motivi". Detto in altro modo "questo è un evento culturale, e questo dovrebbe essere considerato prima di tutto, mentre a volte questo aspetto viene messo in secondo piano. Si discute sulla presenza o meno del Capo dello Stato o del governo. Sono felice quando vengono ma la cosa più importante è l'apertura della Scala, è il momento in cui la Scala parla al mondo e dice che la sua lunga storia va avanti con entusiasmo".
    Quando Meyer se ne andrà, a portarla avanti dovrà essere il nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina che avrà il compito di scegliere la guida del ballo (l'idea sarebbe l'allungamento di un anno del contratto di Manuel Legris, in attesa che Roberto Bolle, sistemati gli impegni da solista, prenda il suo posto), il responsabile del marketing, il nuovo direttore del palcoscenico (l'attuale Franco Malgrande è vicino alla pensione) e il direttore musicale dopo Riccardo Chailly, il cui contratto scade nel 2026. Per il suo posto stato fatto esplicitamente il nome di Daniele Gatti ma il compito della nomina spetterà ad Ortombina. Tanti mirano all'incarico e potrebbe non esserci il nome subito. D'altronde già dopo l'addio di Riccardo Muti nel 2005 il ruolo è rimasto vacante.
    Comunque, quello che lascia Meyer è un teatro con "nuove generazioni di artisti e sale piene. Negli anni '60 a Parigi l'opera era quasi morta e poi è rinata. Vedo lo stesso qua, qualche anno fa l'occupazione in sala non era così alta. Ora lo è e con tanti giovani". La politica "da un certo punto di vista si occupa molto della lirica mettendo nuove regole complicate.
    La Scala è di fatto considerata come una pubblica amministrazione e questi ci costringe a seguire il codice degli appalti e moltiplicare le carte, fare una gara anche per comperare un chiodo. Non è così che si gestisce una azienda" ha osservato. Dall'altro, ovvero il lato finanziario, lo fa molto meno. "Il sostegno dello Stato qui è la metà di quanto è a Vienna, un terzo di Parigi. La Scala ha il 70% di ricavi propri, è una cifra enorme, ma noi non siamo un modello, siamo l'eccezione perché l'economia milanese e lombarda ci sostiene" e "gli altri teatri non hanno la fortuna di appoggiarsi a una economia così forte". La sua esperienza milanese "è stata un percorso che mi è piaciuto molto", meno la fine, con rimpalli continui sul suo rinnovo andati avanti anni anche a suon di decreto ministeriale sui limiti d'età dei sovrintendenti. "A volte sono arrabbiato ma passa anche questo - ha concluso -. Ho ancora tre opere e due balletti da fare bene e poi ci sarà un addio in punta di piedi". (ANSA).
   

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