Cultura

Iannacone, quello che resta? Visionari come me

Su Rai3 nuovo ciclo di 'Che ci faccio qui'. Poi serata evento

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 MAR - "Se la pandemia continua a metterci tutti a dura prova, faccio resistenza emotiva, ci sono persone che da prima del covid con piccoli gesti quotidiani praticano quella civile". Domenico Iannacone, giornalista, scrittore, regista e sceneggiatore, torna su Rai 3 in seconda serata da lunedì 22 marzo con un un nuovo ciclo di 'Che ci faccio qui', la serie prodotta da Hangar Tv di Gregorio Paolini.
    Successivamente lo ritroveremo in una serata evento il 2 aprile in prima serata "l'Odissea", sempre sulla terza rete nella ricorrenza del Venerdì Santo e della Giornata Mondiale della consapevolezza dell'autismo, istituita dall'Onu. "Un film tv questo nel quale ho messo energia, cuore e passione. Il travagliato viaggio di Ulisse si rispecchia nelle fatiche dei ragazzi che, oltre alle sfide personali legate alle difficoltà della loro condizione, si sono trovati a subire le restrizioni e l'isolamento imposti dal covid. il valore della vita sembra aver perso intensità".In Che ci Faccio qui quattro storie collettive e individuali.
    Il giornalista molisano racconta l'amore e la rinascita ma anche l'ingiustizia: "i protagonisti questa volta sono "I Visionari", uomini e donne che resistono provando a disegnare un domani migliore, a sorridere delle avversità che il destino ha riservato loro. Persone - spiega - che hanno deciso di andare controcorrente, senza considerare i giudizi e i pregiudizi altrui".
    "Quello che resta", aggiunge Iannacone - sarà il titolo della prima puntata. "Due storie opposte ma che hanno in comune la capacità visionaria di pensare un mondo diverso, un modo di tracciare il nuovi sentieri, forti della memoria. Cos'hanno in comune un imprenditore che ha deciso di proteggere la natura e un regista indipendente che da sempre si prende cura di una piccola sala cinematografica? Domenico Iannacone intreccia le loro storie, due visionari che guardano il nostro modo di vivere con la stessa idea di resistenza civile. Da più di dieci anni Fiorenzo Caspon, imprenditore veneto di 70 anni, cerca di resistere compiendo qualcosa di eccezionale diverso dal suo normale mestiere: acquista terreni che sottrae alla coltivazione intensiva e, a sue spese, pianta alberi secolari che sono stati sradicati". Un modo per dire "noi siamo l'aria, che respiriamo, la terra che calpestiamo". Ecco mi sembra il personaggio del libro di Jean Giono 'l'Uomo che piantava gli alberi. Poi ecco l'ultima intervista realizzata pochi giorni prima della chiusura al regista e scrittore Silvano Agosti che quarant'anni fa, a Roma, ha fondato il Cinema "Azzurro Scipioni", un luogo in cui ha dato vita all'idea di un cinema indipendente, fuori dalle logiche del mercato hollywoodiano. "In un periodo difficile per le sale cinematografiche, chiuse per la pandemia sull'Azzurro Scipioni pendeva infatti un'ingiunzione di sfratto. Il fatto che nessuno sia intervenuto, mi amareggia molto, un uomo che si è dovuto arrendere a 80 anni, dopo una vita di resistenza. Lui infatti dice: non chiudo io, mi chiudono". Poi il giornalista ci fa compiere un viaggio affascinante tra i sensi sconosciuti. "Giulia e Giulia, un incontro speciale tra due donne: una ragazza completamente sorda e la sua ex maestra che, con la musica, le ha insegnato a parlare e suonare da piccina: Giulia Mazza, 35 anni, che fin da bambina è affetta da sordità profonda, ha imparato a percepire i suoni attraverso le vibrazioni del suo violoncello. Giulia Cremaschi Trovesi, 80 anni, musicoterapeuta di fama internazionale, che in Italia non ha mai ricevuto il giusto riconoscimento, ha speso tutta la sua esistenza per far uscire dal silenzio tre generazioni di non udenti. Col suo metodo di insegnamento centinaia di bambini sono saliti sul suo pianoforte e hanno potuto, toccando lo strumento, intuire la bellezza della musica. "Giulia e Giulia" si ritrovano a suonare insieme dopo tanto tempo. Un incontro commovente che scardina i pregiudizi di chi impone la disabilità come un limite". Poi troveremo "una storia a cui chi ama gli artisti dovrebbe guardare con attenzione: quella di Fausto delle Chiaie un artista fuori dal comune". Tutti i giorni da 32 anni, espone le sue opere a Roma, sul marciapiede tra il Mausoleo di Augusto e l'Ara Pacis. Un vero e proprio museo a cielo aperto. "L'unico - dice lui stesso 80 anni - a non aver mai chiuso durante il lockdown e in tempo di covid - un visionario che, ha fatto della strada la sua personale galleria d'arte. Domenico Iannacone ci conduce nella sua arte e nell'intimità della sua vita. "Io sono qui" è il "racconto di un uomo che vive in gravi ristrettezze oggi solo la legge Bacchelli potrebbe porre rimedio".
   

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