"Quando entro in queste aziende, per i primi dieci minuti me la faccio sotto. Lo vedo subito se se ne accorgono. Diventano diffidenti, parlano poco. Ci salva la scusa di dover girare un nuovo programma, Missione lavoro. Abbiamo tutto, anche furgoni e telecamere, con il finto logo". A raccontare all'ANSA è Max Giusti, che svela così il dietro le quinte di "Boss in incognito", il docu-reality che torna a guidare per la terza edizione, in prima serata dal 9 gennaio su Rai2, prodotto con Endemol Shine Italy dal format Undercover Boss. In programma, cinque nuove puntate, con altrettanti imprenditori che hanno accettato di lavorare per una settimana insieme ai loro dipendenti sotto mentite spoglie, camuffati, con una nuova identità e un aspetto fisico inedito. Ma non solo loro, perché anche Giusti tornerà "in campo" e si trasformerà in Josè, operaio di origine cilene. "Chi accetta pensa di avere un'azienda semi-perfetta o quantomeno virtuosa. Sono tutte eccellenze italiane", racconta Giusti che a maggio tornerà in teatro nei panni del Marchese del Grillo al Sistina di Roma, "ma non solo".
"Nella versione italiana del format - prosegue - ci interessa, però, soprattutto raccontare storie belle, edificanti dei lavoratori. Quelle di chi generalmente non è sotto i riflettori né in prima linea, ma che tutti i giorni si dedica e fatica e di cui finalmente possiamo celebrare pubblicamente il valore". Primo Boss in incognito di questa stagione sarà Claudio Papa di Dolceamaro, azienda leader nella lavorazione di confetti, cioccolato e prodotti da forno con sede a Monteroduni (IS): 70 dipendenti, uno stabilimento di 8 mila metri quadri, oltre a 1.500 ettari di mandorleti e noccioleti biologici, che esporta le sue dolcezze in trenta paesi del mondo per un fatturato annuo di 9 milioni di euro. Nel corso della puntata, Papa sarà in prima linea con i suoi collaboratori, tra confezionamento di tavolette di cioccolato, chicchi di caffè ricoperti e macarons. Max Giusti, nei panni di Josè, lavorerà invece, al prodotto di punta: i confetti.
"Girando l'Italia in queste stagioni, ho notato forti cambiamenti", prosegue Giusti, che a Roma ha anche un suo circolo di tennis e, dice ridendo, "so già di essere un pessimo imprenditore". "La mia prima edizione - racconta - coincideva con il primo Covid. Trovavo panico, ma anche grandissima coesione tra imprenditori e lavoratori. C'era la paura di perdere il lavoro e non portare più a casa lo stipendio, l'incognita del futuro, che accomunava tutti. Subito dopo, nella seconda ho notato una grandissima voglia di ripartire, di riguadagnare il terreno perduto. In quest'ultima, mi è piaciuto che molte storie non sono andate come pensavamo. C'è anche chi mi ha piantato in asso mentre si raccontava o chi ha riconosciuto il boss". Nelle prossime settimane lo vedremo entrare in un'azienda del settore della pasticceria, una di borse e accessori, un'altra impegnata nella coltivazione e lavorazione di funghi e una specializzata in tapparelle e frangisole. Il momento più difficile? "E' sempre quando cerco di farmi raccontare dai lavoratori la loro vita. Sono tutte storie di grande dignità. Ho avuto a che fare con genitori, ad esempio, che hanno avuto problemi con i figli. Io vengo dalla comicità, dalla satira, e a volte ho dovuto fare i conti con me stesso, non lo nego. Sono loro i supereroi veri, non gli Avengers, quelli che vanno avanti senza lamentarsi mai. Volevo che queste storie arrivassero al pubblico, soprattutto ai ragazzi. Mostrare che non è sempre tutto facile e diritto, ma che la vita te la devi raddrizzare tu, giorno per giorno, anche quando parte storta. Anche se non ci riesci al 100%".
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