Cultura

Formigli, 'con le inchieste restituisco la complessità'

Su La7 arriva '100 minuti', in controtendenza rispetto ai social

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 07 APR - "Si parte con "Roma città aperta", un'inchiesta sulla malavita della capitale, che finisce per assomigliare a Medellin. Il racconto prende le mosse, anche con immagini inedite, dalla vicenda di Diabolik, all'anagrafe Fabrizio Piscitelli, una figura simbolica della criminalità capitolina". Corrado Formigli raddoppia su La7 lanciando, oltre a 'Piazzapulita' in onda il giovedì, da domani per sei puntate ogni lunedì in prima serata '100 minuti', un programma realizzato con Alberto Nerazzini, con il quale commenterà in studio i reportage e, nella parte finale, anche con un ospite diverso per ogni appuntamento.
    Qual è l'obiettivo della trasmissione? "E' un format in controtendenza rispetto alla fruizione frammentata e spesso superficiale tipica dei social. La tv generalista non può limitarsi all'intrattenimento leggero e ai talk, ma deve anche sapersi cimentare nel racconto replicabile del documentario, entrando in un terreno lasciato prevalentemente alle piattaforme".
    Pensa che ci sia un clima favorevole al genere inchiesta? "Tutt'altro. Non sappiamo neanche se le inchieste si potranno fare in futuro, tra limitazioni sulle intercettazioni e sulle ordinanze di custodia cautelare e pressioni sulle procure per evitare contatti con la stampa. E' un lavoro molto a rischio.
    Nella prima puntata, oltre che di mafia, parleremo anche di bavaglio alla stampa con il procuratore di Napoli Nicola Gratteri".
    Quali saranno gli argomenti delle altre puntate? "Spazieremo dall'economia alla società, fino alla politica.
    Ci concentreremo sull'Italia, ma i nostri viaggi ci porteranno anche fuori dai confini nazionali".
    Qual è lo stato di salute dei talk? "Viviamo in un paese di curve, guidate dal grande arbitro collettivo dei social. E' difficile fare un ragionamento complessivo: se parli dei morti di Gaza puoi essere accusato di antisemitismo, se parli delle vittime dei kibbutz vieni tacciato di essere sionista. E' insopportabile questo atteggiamento. Il fatto che ci si divida di fronte a una guerra come quella di Gaza è una cosa sana. Il fatto che ci siano proteste nelle università è un segno di vitalità della società. Occorre confrontarsi e restituire complessità. Il punto è che in tv ci sono sempre meno immagini, manca il racconto. Noi a Gaza abbiamo un nostro giornalista straordinario, Masoud AL-Jaroosha, che ha documentato tutto. La realtà è più forte delle opinioni e costringe gli ospiti a misurarsi con quello che vedono, rende il talk più vitale. Questa sfida, che c'è già in 'Piazzapulita', in '100 minuti' diventa quasi totalizzante".
    Entriamo in fase di campagna elettorale. Cosa pensa della par condicio e della proposta di Maria Elena Boschi di estenderla ai giornalisti? "La trovo inaccettabile. Catalogare i giornalisti per le proprie opinioni è una cosa fuori dal mondo. Quanto alla par condicio non sono mai stato favorevole, ma bisogna ricordare che è nata perché c'era un presidente del consiglio come Berlusconi che controllava tre reti private e la Rai. E' nata da un abnorme conflitto di interessi, che oggi esiste ancora in molte forme, come dimostra il caso di Angelucci e dell'Agi. In un mondo ideale, senza conflitti di interesse, la par condicio non servirebbe. Nel nostro mondo sono necessarie poche regole semplici e bisogna guardare all'equilibrio complessivo. E' sbagliato trattare i telespettatori da cretini".
    Ospiterebbe in duello Meloni-Schlein? "Non credo sia possibile. Da noi Meloni non viene da tre anni. C'è un veto assurdo di Fratelli d'Italia e della Lega. Ci sono parlamentari e consiglieri di questi partiti che vorrebbero partecipare, ma vengono bloccati dai lori uffici di comunicazione. Sono eletti democraticamente e poi devono rispondere 'signorsì' ogni volta. Questa idea dei partiti come caserme è ridicola e dimostra una concezione poco pluralista e autoritaria dell'informazione. Ho ricevuto zero querele e richieste di rettifica da questi partiti: allora che cosa abbiamo sbagliato?" (ANSA).
   

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