La foto che lo ritrae con il giubbotto di pelle che usava da inviato al fronte. La rosa bianca posata dalla moglie Giulia Berdini, sposata due giorni prima di morire, dopo otto anni insieme. Le parole della figlia Stella, quella bambina, oggi giovane donna, incontrata in un orfanotrofio sotto le bombe di Sarajevo, dov'era in missione come corrispondente di guerra nel 1992, e poi adottata. E quel lungo applauso tra i "grazie" della folla che lo ha accolto a Piazza del Popolo. È l'ultimo saluto a Franco Di Mare, giornalista, inviato di guerra, direttore di Rai3, scomparso venerdì 17 maggio a 68 anni, che 20 giorni fa aveva commosso e colpito il pubblico, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, raccontando come un mesotelioma lo stava divorando, forse dopo essere venuto in contatto con l'amianto nei suoi anni di servizio per la Rai.
A colpire era anche e soprattutto la denuncia di come, dopo anni di richieste, nessuno dagli uffici né dai vertici di viale Mazzini ("non quelli attuali)" avesse dato corso alle sue ripetute richieste di avere il proprio stato di servizio, indispensabile per provare a mettere in correlazione, almeno burocraticamente, la malattia e gli anni al fronte tra quelle bombe che, appunto, l'amianto lo polverizzano in aria. E oggi la Rai era schierata con i massimi vertici seduti tra i banchi della Chiesa, affollatissima, di Santa Maria in Montesanto, con l'Ad Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi e la presidente Marinella Soldi. Da parte loro nessun commento alle domande dei giornalisti presenti. Una settimana dopo la denuncia tv di Di Mare, l'Ad Sergio aveva fatto sapere di aver inviato tutta la documentazione richiesta e di aver avuto con lui un colloquio affettuoso. Oggi è il giorno del dolore, ma la figlia Stella, con la moglie Giulia, il fratello Gino e l'avvocato che ha seguito la vicenda, Ezio Bonanni, che è anche il presidente dell'Osservatorio nazionale amianto, hanno già annunciato che non si fermeranno: "Porteremo avanti la sua battaglia", per trovare il "responsabile" ma anche perché quella di Di Mare venga riconosciuta come malattia professionale. La presenza dei vertici Rai alle esequie, commenta Bruno Vespa, "è un segnale doveroso".
"Ora i vertici faranno chiarezza", dice Francesco Giorgino. "È giusto - dice Nunzia De Girolamo - che tutti quelli che oggi sono qui e in qualche modo rappresentano anche la Rai si uniscano per fargli vincere la battaglia". Intanto tra la folla si mescolano amici e colleghi, come il presidente Fnsi Vittorio Di Trapani, quello dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, il segretario dell'Usigrai, Daniele Macheda, il direttore Rai per la Sostenibilità, Roberto Natale. E poi Alberto Matano, Eleonora Daniele, Serena Bortone, Federico Ruffo, Paola Miletich, sua autrice storica, Giuseppe Fiorello, che ha portato la sua storia nella fiction L'angelo di Sarajevo, e il capogruppo FI al Senato, Maurizio Gasparri. Tra le corone di fiori, quella di Sigfrido Ranucci con la redazione di Report e della Croce Rossa italiana. L'ultimo saluto è della figlia e della moglie.
"Mi hai insegnato a credere nelle mie possibilità, non mi hai mai fatto dubitare, i miei limiti li hai spostati. Sapevi che potevo arrivare più il là", dice Stella, al termine dell'omelia. "Perdonami se oggi il dolore vince e non riesco a trovare la forza di sorridere - confessa commossa la moglie Giulia -. Mi hai insegnato ad affrontare la vita guardandola dal verso giusto, quello del bene, e anche se te ne sei andato fisicamente, ciò non potrà mai cancellare tutto il bello. Sei stato un compagno come si leggono nei libri, spero di averti reso felice".
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