Cultura

Maurizio Mannoni, 'la vera riforma sarebbe una Rai autonoma'

L'ex Rai3, 'dall'azienda non viene più fuori niente di nuovo'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 NOV - "Non è solo la destra il problema, la sinistra in Rai ne ha fatte di tutti i colori e, soprattutto, non ha fatto niente per una riforma vera. Che sarebbe dare a Rai una vera autonomia, metterla in mano a persone capaci. Non la farà certamente la destra e probabilmente non la faranno nemmeno i prossimi che arriveranno, ammesso che non siano ancora gli stessi". La scusa per chiacchierare con Maurizio Mannoni, storico volto di Rai 3, è il suo nuovo libro, 'Una notte a Saxa Rubra' (La nave di Teseo), un romanzo dal quale emerge un'immagine della Rai controversa, come dice lui "un ritratto chiaroscuro" del servizio pubblico. In effetti, la sua critica ai sistemi politici e lavorativi all'interno dell'azienda non è nemmeno tanto velata e, come ha da ridire sulla necessità di una riforma, lo stesso vale per altro.
    Tra le pagine, il racconto di una (finta) indagine nelle sedi Rai con, sullo sfondo, la storia (in parte vera) degli anni di Mannoni a Rai 3, con un ritratto di alcuni tra i suoi compagni di viaggio. Da Ilaria (Alpi) a Giovanna (Botteri), passando anche da Michele (Santoro). "Avevo voglia di scrivere qualcosa che ripercorresse un po' la mia storia professionale - spiega l'ex conduttore di Linea Notte - però non mi andava di fare una sorta di memoriale o piccolo saggio". La vicenda narrata non è vera, ma "verosimile - prosegue - cose di questo genere ne ho viste tante nel corso della mia carriera". Si parla di storie d'amore clandestine, ma anche di lottizzazione, politica, sopraffazioni, molestie sessuali.
    "Chi conosce la Rai sa che è tutto vero, questi meccanismi esistono - aggiunge Mannoni - certo non è solo questo, ci sono tante persone in gamba, anche se vanno sempre più scomparendo".
    Per quanto riguarda l'offerta, "dalla Rai non viene più fuori niente - critica - le cose che nascono muoiono nell'arco di poche settimane, non c'è più una progettazione programmata. Mi pare che gli amministratori abbiano per prima cosa pensato a normalizzare tutto senza portare nel loro contributo idee, innovazioni". (ANSA).
   

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