(di Francesco Gallo)
(ANSA) - ROMA, 11 GEN - "Sopravvivere non è vivere". La pensa
così, e forse con ragione, l'anziano André (André Dussolier) di
È ANDATO TUTTO BENE di Francois Ozon, film già in concorso a
Cannes 2021 e ora in sala dal 13 gennaio con Academy Two.
Ispirato all'omonimo libro autobiografico della scrittrice
Emmanuelle Bernheim, il film tra commedia e tragedia, racconta
di eutanasia, famiglia e, ovviamente, avvicinamento alla morte.
Pieno di verità ed emozione, quest'opera, i cui i personaggi
dalle molte anime ricordano quelli di Balzac, racconta di un
momento difficile nella vita della scrittrice (interpretata da
Sophie Marceau) quando si è trovata costretta ad aiutare a
morire il padre in Svizzera dopo un ictus.
Dato per scontato che maneggiando un tale materiale il
rischio retorica è altissimo, Ozon non si è scoraggiato troppo
anche per il sostegno di un super cast composto da Géraldine
Pailhas (la sorella della scrittrice), Charlotte Rampling (la
madre scultrice, che soffre a sua volta di Parkinson e
depressione), Hanna Schygulla, Éric Caravaca e Grégory Gadebois.
Ma va detto che sarebbe ingiusto non riconoscere in questo
lavoro l'apporto di Dussolier - un attore che probabilmente
saprebbe recitare anche da morto, tanto più dunque da malato
terminale - e di una Marceau straordinaria sempre e davvero
stupenda quando, in scena chiave, irrompe nel bagno per un
pianto incontenibile.
Che succede nel film? Che questo burbero e raffinato padre
con alle spalle una vita piena di cose non ci sta a restare in
scena come un personaggio di terza fila, un malato che va pulito
come un bambino (una delle scene più toccanti del film). Così
sceglie quella che lui considera la strada più dignitosa:
l'eutanasia. Ma per André far passare la cosa alle figlie non è
affatto facile, e questo anche per motivi legali. Emmanuelle
rischia ben cinque anni di carcere se non fa le cose giuste, tra
cui una dichiarazione video del padre che indichi, senza ombra
di dubbio, la sua chiara volontà di morte.
Tutto giocato sulla speranza delle figlie che il padre a un
certo punto rinunci a morire e su quella, contraria, del padre
che queste compiano la sua volontà, È ANDATO TUTTO BENE può
vantare il primato di una commozione che arriva agli spettatori
con la giusta alchimia, ovvero senza troppo esagerare.
Frase cult del film, quella che dice Hanna Schygulla,
dottoressa pro-eutanasia, quando un'Emmanuelle, piena ancora di
una fievole speranza, le chiede se mai qualcuno ha rinunciato a
darsi la morte all'ultimo minuto: "Solo una volta è capitato. Un
uomo che aveva sposato una donna molto più giovane non ha più
voluto darsi la morte quando ha visto sua moglie indossare un
vestito rosso appena comprato. Quella visione gli ha fatto
capire che era ancora bello vivere". (ANSA).
È andato tutto bene, eutanasia tra commedia e tragedia
Nel film di Ozon, Sophie Marceau, Rampling e Dussolier