Una famiglia come tante, felice nella sua villetta con piccola piscina e giardino pieno di fiori. Solo che la casa confina con un muro, quello di Auschwitz, e siamo negli anni Quaranta e tanto fumo si vede sullo sfondo.
Girato in lingua tedesca e polacca (il primo di Glazer non in inglese), il film segue appunto la vita quotidiana di questa famiglia, composta dal comandante del campo di Auschwitz, Rudolph Höss (Christian Friedel), sua moglie Hedwig (Sandra Huller) e quattro figli. Cosa accade? Nulla di straordinario rispetto a una normale famiglia, la vita scorre come se nulla fosse, le madri passeggiano con le loro figlie, gli ufficiali mangiano i loro ricchi pasti in mensa e la burocrazia negli uffici segue il suo corso. Certo a casa Höss spesso Rudolph riunisce i suoi sottoposti per studiare un nuovo forno crematorio piu' efficace dei precedenti, ma nessuno direbbe che e' una cosa sbagliata. Tutto intorno invece un'altra vita, se si puo' chiamare vita: centinaia e migliaia di esseri umani seppelliti nelle fosse dopo essere stati accolti nelle camere a gas. Un romanzo, quello di Martin Amis (scomparso nel maggio 2023), duro, crudo, rifiutato da un editore francese e da uno tedesco per il modo irriguardoso con cui trattava l'Olocausto, una visione ironica, satirica nel descrivere la persecuzione e lo sterminio sistematico di milioni di ebrei, con il focus sulla villetta accanto. In questo, film straordinario per il modo avvolgente con cui ci porta a capire cosa c'e' davvero dietro quel muro, e' ancora piu' straordinaria la colonna sonora. All'inizio e' solo un rumore sordo che neppure avverti bene, scoprendo solo poi che questo rumore continua impercettibilmente durante tutto il film. Solo alla fine pero' capisci cosa e' davvero: è il rumore della macchina dello sterminio a pieno regime.
"Quando abbiamo iniziato a girare, circa nove anni fa La zona di interesse c'era un panorama mondiale totalmente diverso. E devo dire che i miei sentimenti sono alquanto complessi oggi rispetto a quello che sta succedendo anche perche' gli scenari cambiano velocemente", aveva detto alla Festa di Roma il 23 ottobre scorso in una applaudita masterclass. Perchè continuano a ripetersi questi orrori? "La storia è destinata a ripetersi. Per questo parlo di olocausto, ma non lo faccio mai vedere se non con gli occhi della mente. Bisogna fermare il circolo vizioso, distaccarci dalla sofferenza per riflettere. Anche se l'olocausto e' successo ottant'anni fa questo non ci deve far sentire sicuri. Questa sicurezza e' sbagliata perche' la cosa importante e' affrontare la violenza dentro di noi". (ANSA).
La vita banale oltre il muro di Auschwitz
Da Cannes a Bafta verso gli Oscar La zona di interesse di Glazer