(ANSA) - ROMA, 15 MAG - ISHMAEL BEAH, 'DOMANI SORGERÀ IL SOLE' (NERI POZZA, PP 271, EURO 16,50). E' lo scrittore africano contemporaneo più letto ma Ishmael Beah si sente sempre "un ragazzo di villaggio" e ci tiene molto alle sue origini che hanno influito profondamente sul suo modo di raccontare.
Il momento del ritorno a casa dopo una guerra è anche quello in cui il sole splende di nuovo, in cui i vecchi si trovano con i giovani, in cui si sta a tavola tutti insieme, "è un periodo di speranza e rinascita ma anche in cui ognuno deve imparare di nuovo a vivere e non è detto che la vita sia quella di prima" sottolinea lo scrittore. Anche il problema dei bambini soldato "possiamo dire che sia finito - spiega - nel momento in cui non c'è più un conflitto, ma è rimasta la generazione di quelli che erano bambini e ora sono giovani uomini e donne che si portano dentro un trauma, la violenza" sottolinea Beah.
"Tante di queste persone hanno avuto una riabilitazione psico-sociale ma manca una cosa, non tutte quelle persone hanno ricevuto opportunità" spiega ed è proprio in questa parola "opportunità" la chiave della rinascita secondo Beah che è nato nel 1980 in Sierra Leone, nel 1998 si è trasferito negli Stati Uniti e, dopo aver terminato gli studi alla United Nations International School di New York, nel 2004 si è laureato in scienze politiche all'Oberlin College ed è membro dell'Human Rights Watch Children's Rights Division Advisory Commitee. "Tante persone non riescono ad uscire dalla miseria. La povertà endemica è stata fra le cause scatenanti della guerra e, se restiamo nella medesima situazione, chiunque potrebbe approfittarne di nuovo e non vale - sottolinea - solo per la Sierra Leone". "Sono nato - racconta Beah - in un posto dove non c'era acqua corrente ed elettricità, dove è scoppiata una guerra in cui ho perso tutto. Se quando vivevo nel mio villaggio, dove la gente andava a caccia e a pesca per mangiare, mi avessero detto che un giorno sarei diventato uno scrittore famoso davvero non ci avrei creduto. Questo dimostra che tutti ce la possono fare e che per sviluppare i propri talenti, quali che siano, bisogna avere delle opportunità".
L'autore di 'Domani sorgerà il sole' tornando spesso nella sua terra d'origine "ha il polso della situazione che è buona dal punto di vista della sicurezza però il progresso è lento. E poi la leadership del paese non è quella di cui ci sarebbe bisogno".
E più in generale, "uno dei problemi della mia generazione e anche di quella successiva è che le classi dirigenti non fanno quello che dovrebbero per i giovani" ma sono, continua, "ottimista. La mia generazione è in grado di impedire che certe cose si ripetano, basterebbe che i governi dessero loro qualche possibilità in più".
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