Cultura

Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli

Storia di cavilli, leggi e imbrattacarte che affossano l'Italia

La copertina del libro di Gian Antonio Stella

Redazione Ansa

    (ANSA) - ROMA, 28 AGO - GIAN ANTONIO STELLA, 'BOLLI, SEMPRE BOLLI, FORTISSIMAMENTE BOLLI. LA GUERRA INFINITA ALLA BUROCRAZIA' (FELTRINELLI, PP. 1919, EURO 15) Siamo in guerra. E senza troppi giri di parole, se la storia ancora insegna qualcosa, purtroppo la perderemo. Perché oggi (e anche ieri) ormai sappiamo che è la burocrazia il nostro nemico numero uno, ma lei, un mostro con infiniti tentacoli in grado di intrufolarsi in ogni settore, è troppo potente. A leggere ciò che scrive il giornalista Gian Antonio Stella nel suo libro ''Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli'' (titolo che rievoca la battuta di alfieriana memoria di Marcello Marchesi) per combattere la forza oscura e melmosa della burocrazia ci vorrebbe un cataclisma, una rivoluzione, o semplicemente una autentica assunzione di responsabilità da parte della classe politica. Peccato che da Mussolini alla Prima Repubblica, fino a Calderoli, Brunetta e all'ultimo arrivato Renzi (al quale, per onestà e perché, recita il detto, ''la speranza è l'ultima a morire'', va dato ancora il beneficio del dubbio), quanto a lotta alla burocrazia c'è un sentiero lastricato di proclami e buone intenzioni ma privo di esiti concreti. Leggi assurde, cavilli obsoleti, inutili precisazioni definiscono il pantano in cui la nostra Repubblica è immersa: un corpus di documenti e provvedimenti dalle dimensioni ingiustificatamente imponenti, che rallenta, quando non impedisce, il funzionamento della macchina dello Stato. Il risultato? E' quello che abbiamo sotto i nostri occhi tutti i santi giorni, sia nelle piccole cose quotidiane che in quelle di interesse nazionale: per il singolo cittadino il rischio concreto di trovarsi in situazioni impossibili, che farebbero uscire di senno anche un santo; per il caro vecchio Stivale un'immobilità opaca e colpevole, che trasforma il ''Paese più bello del mondo'' nel regno incontrastato dei burocrati. Quello degli imbrattacarte è un mondo fatto di scarsa efficienza, corruzione, linguaggio colmo di tecnicismi incomprensibili, spreco di tempo e di risorse pubbliche: questo esercito di ''attaccati alla poltrona'' (impossibili da rimuovere e perfino da sanzionare) ci condanna a una ''mediocrazia'' che ci affligge e ci mortifica, che invade come un cancro inestirpabile tutta l'Italia, affossandola nella propria inettitudine. Una zavorra che pesa sulle spalle delle casse italiane, scrive con il consueto acume Stella, almeno 70 miliardi di euro.
    A poco valgono i tanti che lavorano con onestà e senso del dovere, onorando davvero lo Stato, alcuni sacrificando addirittura la vita: fulgidi esempi di rettitudine, enumerati con orgoglio patriottico dall'autore, ma che si perdono in un mare di bolli, scartoffie, registri e certificati. Dati economici e citazioni letterarie alla mano (da Kafka a Dickens a Honoré de Balzac), Stella nasconde dietro l'ironico brio dello stile letterario quello che tutti sanno ma nessuno osa affrontare: ''La casta più casta. Quella che riempie o svuota le leggi. Che detta i tempi. Che decide. Che domina'' avanza indisturbata, prosciugando non solo la linfa vitale del nostro Paese e le sue casse, ma principalmente la pazienza dei cittadini.
   

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