(ANSA) - ROMA, 2 SET - PAROLE IN DISORDINE - DI ALENA GRAEDON (BOMPIANI, EURO 19, PP. 512).
Quando risollevai lo sguardo Doug era disgustato "No, anche tu.." disse sommessamente, con un'espressione cupa e spaventata.
"World Exchange?". Sentii il viso che si faceva paonazzo, vergognoso che lui avesse infine scoperto il mio "segreto".
"Papà, si", feci brusca, distogliendo lo sguardo. "E allora? come gran parte dei comuni mortali - a parte te, forse mi capita a volte di dimenticare il significato di parole assurde, e così le cerco..". "Assurde?", ripetè lui quasi adirato. Vedevo che stava lì a rimuginare, e mi preparai al peggio, ma poi non disse nulla".
Che cosa succederebbe se la carta stampata diventasse solo una nostalgia, un ricordo? Un libro a metà strada tra fantastico e thiller, ma che indaga una realtà più vicina in fondo di quanto immaginiamo e, soprattutto, pone degli interrogativi fondamentali: in una società sempre più connessa ai social che ruolo giocano le parole nella nostra capacità di essere umani? L'autrice immagina un mondo distopico, in cui la carta non esiste più e la tecnologia riesce a proporre dei servizi prima ancora che gli esseri umani possano esprimere dei bisogni. Librerie, biblioteche, giornali e riviste appartengono al passato e i dispositivi mobili che tengono in contatto costante le persone tra loro sono diventati così intuitivi da prevenire i bisogni dei loro proprietari. Una sera Doug, il padre della protagonista del romanzo, che sta lavorando all'ultima edizione cartacea del Dizionario Nordamericano della Lingua Inglese, scompare lasciando un solo indizio: un biglietto con su scritto Alice.
Che cosa indica questa parola in codice?. Anana insieme a Bart, un collega appassionato di libri, si mette sulle sue tracce di suo padre seguendo una serie di indizi.
Doug suo padre è infatti un intellettuale anti-tecnologico che ricorda con nostalgia i giorni in cui le persone si parlavano faccia a faccia o si scrivevano mail. Questo è l'inizio del viaggio di Anana nella tana del coniglio... Insieme a Bart, la ragazza si ritroverà in scantinati bui e passaggi sotterranei, tra gli scaffali e le sale di letture della Mercantile Library, e alle riunioni segrete della resistenza clandestina fino a scoprire un nuovo sistema, la Società Diacronica. E mentre il mistero intorno alla scomparsa di suo padre si infittisce e una pandemia chiamata "virus del linguaggio" si diffonde, Parole in disordine diventa insieme una favola educativa, e una riflessione sul prezzo da pagare a una digitalizzazione ormai imperante. Librerie, biblioteche, giornali e riviste appartengono al passato, tutti trascorrono il loro tempo incollati a dispositivi mobili, che non solo tengono in contatto costante le persone tra loro, ma sono diventati così intuitivi da chiamare i taxi prima che il loro proprietario sia uscito dall'ufficio, o da ordinare cibo d'asporto al primo crampo di fame, e persino creare e vendere parole in un mercato chiamato Word Exchange. Il viaggio di Ana alla ricerca del padre, può essere il viaggio di ognuno di noi alla 'scoperta della lentezza' perduta, del contatto quello autentico tra gli esseri umani sempre più soli, ma soprattutto alla riscoperta del passato: "le parole sono figlie del mondo, ma ci portano anche in luoghi a noi inaccessibili. Il linguaggio deriva da ciò che abbiamo visto, toccato, amato, perduto, dopotutto, è dio".(ANSA).
Parole in disordine, Alena Graedon
Morte Carta, è realtà in futuro più soli, linguaggio perduto