(ANSA) - ROMA, 22 SET - LAURA SUDIRO - GIOVANNI RISPOLI, 'ORO DENTRO. UN ARCHEOLOGO IN TRINCEA: BOSNIA, ALBANIA, KOSOVO, MEDIO ORIENTE' (SKIRA, 192 pp.
Arriva a Sarajevo nel 1996, da sottotenente, ufficialmente come addetto stampa. "Mi si disse che nel tempo libero, a mio rischio e pericolo, a piedi o con mezzi di fortuna - ha raccontato in un'intervista poco prima di morire - avrei potuto svolgere attività a favore dei beni culturali bosniaci. In questo modo mi accollavo anche il rischio di una denuncia al tribunale militare qualora fossi rimasto ferito o avessi avuto problemi di altro genere durante il monitoraggio". Il suo lavoro è un successo, tutti lo osannano. Quando non supera la prova per entrare in servizio permanente (con una motivazone sbalorditiva: fallisce il test di cultura generale), non si scoraggia. Si specializza in archeologia subacquea, fonda l'Isform, l'Istituto per lo sviluppo, la formazione e la ricerca nel Mediterraneo, e l'Opbc, l'Osservatorio permanente per la protezione dei beni culturali e ambientali in aree di crisi.
Diventa vicepresidente del Comitato italiano dello Scudo Blu, dal nome del simbolo che dovrebbe tutelare il patrimonio culturale in caso di conflitti. E poi insegna all'università, scrive saggi, invia continui appelli alle autorità nei teatri di guerra, perché s'impegnino a rispettare i beni storici che appartengono all'intera l'umanità. Viaggia in Bosnia, in Albania, in Kosovo, in Palestina, in Iraq, in Afghanistan.
Compie sopralluoghi, fa l'inventario del patrimonio culturale, va a caccia sul mercato nero degli oggetti più preziosi sottratti dai trafficanti d'arte. Si batte per il rispetto effettivo della Convenzione dell'Aja del 1954 sulla protezione dei beni culturali, per troppi anni rimasta lettera morta. Vuole eliminare il concetto stesso di ius predae, il diritto del vincitore di impossessarsi delle testimonianze dell'arte dei popoli sconfitti, che nel passato e ancora oggi è esercitato per tante ragioni: per arricchirsi, per manipolare a proprio vantaggio la memoria storica di una civiltà, talvolta per cancellarne del tutto il ricordo. Nel 2007 viene candidato al Nobel per la pace; lui, già gravemente malato, dice che preferirebbe andasse a Gino Strada. La bellezza salverà il mondo, dice una citazione abusata, e chissà se è vero. Certo però l'esempio di Maniscalco ricorda che è compito preciso del mondo salvare la bellezza.
Fabio Maniscalco, archeologo in trincea
La missione: salvare l'arte, a costo della vita