Cultura

Carofiglio e l'arte di indagare

Ultimo romanzo coinvolgente e interessante ''L'estate fredda''

Redazione Ansa

 (ANSA) _ ROMA, 29 NOV - GIANRICO CAROFIGLIO, ''L'ESTATE FREDDA'' (EINAUDI, pp. 340 - 18,50 euro).
    Difficile classificare per genere (noir, poliziesco, saggio, libro di formazione) quest'ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, ma è davvero poco rilevante farlo, visto che nel libro i generi si intrecciano, risultando ognuno complementare dell'altro e convergendo in una narrazione quanto mai nuova, esemplare e avvincente. Ex magistrato antimafia, autore di un affascinate saggio sulle tecniche e la psicologia dell'interrogatorio, intitolato ''L'arte del dubbio'' (Ed. Sellerio), Carofiglio pone qui, un po' a perno della vicenda e insieme potente luogo narrativo, il lungo e coinvolgente, vivace verbale di deposizione di Lopez Vito, pentito dell'organizzazione criminale Società Nostra, che pur autoaccusandosi freddamente di numerosi efferati omicidi, si dichiara del tutto estraneo all'azione criminale più rilevante per l'indagine da cui il libro prende origine e si sviluppa, condotta dal maresciallo maggiore dei carabinieri Pietro Fenoglio. Siamo a Bari, nella primavera-estate del 1992 e il racconto di Carofiglio sceglie un periodo esemplare, perché dal punto di vista temporale tutto si incastona, tra le due stragi di Palermo, tanto che pare seguirne proprio la successione: tra maggio (Capaci - Falcone) e luglio (via d'Amelio - Borsellino).
    In questo lasso di tempo, Fenoglio è alle prese con il rapimento di un bambino, figlio di Nicola Grimaldi, il boss locale di una mafia stracciona, ma non per questo meno letale. In quella fredda estate di fuoco, tra agguati, assassini e casi di lupara bianca, pensare che il rapimento sia un atto di guerra fra bande rivali è la prima, ovvia traccia che i carabinieri iniziano a seguire. Ma inaspettatamente un ex luogotenente di Grimaldi e ora capo della banda rivale, Lopez Vito appunto, decide di collaborare con la giustizia. Dalle dettagliate dichiarazioni che rilascia al giudice, magistrale esempio di interrogatorio e verbale ben fatto, che non cancella le emozioni pur lasciandole fuori dalle parole, il lavoro d'indagine condotto dalla squadra di Fenoglio finisce per cambiare direzione. La verità a cui arriva non è naturalmente così scontata come potrebbe sembrare, anzi è proprio un percorso a ostacoli, rabbioso e doloroso, che conduce in quella zona grigia dai confini non ben definiti, sospesa fra criminalità e Stato, tra malaffare organizzato e potere politico amministrativo. E perfino Fenoglio perde la sua dignitosa compostezza, via via che s'inoltra nella palude dei criminali ''adulti'' - quelli razionali e di oggi, mossi solo da fini utilitaristici, come veri imprenditori e operatori finanziari- che sono ovunque, anche naturalmente dove non dovrebbero essere.
    Ecco allora che, se il punto di arrivo dell'indagine sembra un punto di non ritorno, uno spiraglio si apre, una luce si accende ''in uno di quei momenti, così rari(…), in cui una congerie di materiale inutile e caotico si mette d'un tratto a funzionare tutta insieme, in ordine, come una macchina perfetta''. E perfetto è quindi la macchina racconto gialla di Carofiglio, che procede attraverso le riflessioni del protagonista, attraverso l'antiretorica del racconto e la smitizzazione delle figure criminali. Così tutto funziona, nel segno di una scrittura profonda, asciutta e puntuale, di una cifra stilistica e di un ritmo capaci di catturare il lettore, insegnandogli anche per certi versi come funziona la nostra giustizia e facendolo riflettere su certi cambiamenti. Proprio negli anni in cui la vicenda si svolge tutto l'apparato investigativo inizia a modificarsi, con l'uso dei primi cellulari, le prime intercettazioni telefoniche e l'acquisizione dei tabulati: strumenti di indagine oggi così frequentemente utilizzati da far dimenticare troppo spesso che esiste anche altro, il confronto diretto fra esseri umani, quello dialettico del ragionamento basato sul valore e il senso da dare ogni volta alle parole. (ANSA).
   

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