(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 31 MAR - ALESSANDRA NECCI, ''ISABELLA E
LUCREZIA, LE DUE COGNATE'' (MARSILIO, pp. 672 - 19,50 euro).
Due donne, per certi versi molto diverse, una più razionale e
colta, padrona di tessiture e giochi di potere, l'altra forse
più bella, religiosa e apparentemente più introversa e
riflessiva, eppure così vicine, affascinanti e legate da un
destino che le ha rese parenti e ambedue costrette a reggere la
propria città in assenza dei mariti: Isabelle d'Este marchesa di
Mantova e la sposa di suo fratello Alfonso, Lucrezia Borgia
duchessa di Ferrara, due figure emblematiche dell'Italia del
Rinascimento che i giochi e le forzature della storia così come
si modifica e traveste nel tempo hanno tramandato in maniera
tanto diversa, una chiara e intellettuale, presente a se stessa,
l'altra figlia di un papa, donna passionale e anticonformista,
tutta vista secondo quei chiaroscuri che avvolgono un la vicenda
della sua famiglia.
Una bella sfida narrarle, ricostruirne le vicende al di là
delle stratificazioni colorite e leggendarie, rivelarle nel loro
privato, seguirne il ruolo e le attività pubbliche, mostrarle
nella loro intimità e femminilità, per riportarle alla loro
verità e almeno verisimiglianza storica, nel quadro della vita
quotidiana del loro tempo, vita di corte, come parte della vita
di due città signorie e di un paese, l'Italia, frammentato e in
lotta in un'epoca di personaggi geniali che non riescono o sanno
imporre un disegno e una visione positiva e tantomeno comune, e
altri egoisti e crudeli, disposti a tutto per arricchirsi alle
spalle dei sudditi e pronti a chiamare in aiuto lo straniero per
sconfiggere il proprio vicino. Un paese insomma che non sa
trovare la propria identità di nazione e che si rivela
ingovernabile per l'assenza di un vero progetto politico, preda
di appetiti esterni politici e economici, in cui non possiamo
non vedere semi e radici dell'Italia futura, che arriva sino ai
nostri giorni di gravissima crisi politica e finanziaria.
Alessandra Necci, giurista e studiosa di storia, come
testimoniano le sue molte e fortunate pubblicazioni, in bilico
tra ricostruzione documentaria e creatività narrativa, con
questo periodo e queste due figure si cimenta scrivendo seicento
e passa pagine che divengono un affresco colorato e vivo degli
anni tra Quattro e Cinquecento che hanno ne ''Il Cortegiano'' di
Baldassar Castiglione e ''Il Principe'' di Niccolò Machiavelli
le due opere emblematiche, a cavallo tra cultura e politica. Il
libro si apre con due autoritratti, due confessioni di Isabella
e poi di Lucrezia, che servono di introduzione coinvolgente alle
due figure guida e al racconto e interpretazione minuziosa dei
complicati intrecci famigliari e politici dell'epoca grande e
tragica che pure è, per molti aspetti, un momento fulgido per la
nostra storia culturale. Così la lettura è interessante e
chiara, costruita con citazioni e ricostruzioni, come dimostra
la lunga bibliografia che chiude il volume con l'indice dei
nomi, dando il senso vero di lavoro storico a questo che
potrebbe anche sembrare, in alcuni momenti, un romanzo
articolato e ricco, da contrapporre però alle ricostruzioni
cupamente romanzate che, specie a Lucrezia, dedicò la
letteratura, a cominciare da Victor Hugo. Una storia letta per
alcuni versi al femminile, quindi affrontata da un punto di
vista diverso e rivelatorio rispetto alla solita ottica, tra
privato e pubblico, cominciando dagli occhi della illuminata (sa
che è il popolo il vero supporto della Signoria) e mecenate
delle arti Isabella che, come scrive la Necci a proposito del
suo primo incontro con Lucrezia, ''probabilmente ha capito di
trovarsi davanti a un'avversaria da non sottovalutare, ma non
immagina che le darà dei punti, quanto a seduzione e capacità di
incantare il prossimo'', a cominciare da suo marito Francesco
Gonzaga.(ANSA).
Due donne raccontano il Rinascimento
ricostruzione storica con Isabella d'Este e Lucrezia Borgia