Cultura

Il bambino promesso, magia dell'adozione

Una famiglia nove mesi in Kenya per accogliere il piccolo Tommy

Redazione Ansa

     (ANSA) - ROMA, 4 NOV - MASSIMO BAVASTRO, IL BAMBINO PROMESSO (NUTRIMENTI, 348 PP, 19 EURO) "Bimbi". Li chiama così, nel suo italiano stentato, il piccolo Tommy, accarezzandoli uno ad uno, con una delicatezza inaspettata per un ometto di meno di due anni, i piccoli ospiti dell'orfanotrofio in cui ha passato il primo anno di vita. Sono la sua prima famiglia, i protagonisti di quel mondo che a breve dovrà lasciare, ma dal quale mai potrà, e probabilmente vorrà, separarsi. Un gesto forse inconsapevole, ma che sembra racchiudere tutto il senso di una avventura meravigliosa come quella dell'adozione e fa emergere tutti gli interrogativi che quella scelta comporta. A partire da quello che Tommy, e come lui qualsiasi bimbo adottivo, una volta cresciuto vorrà sapere delle sue origini e della sua famiglia naturale. Per questo per Massimo e Barbara è una priorità sapere quante più cose possibili della mamma di Tommy. Allora questo racconto autobiografico, libro d'esordio di Massimo Bavastro che è autore di testi teatrali e serie televisive di successo, diventa a tratti un giallo alla ricerca di questa donna che ha abbandonato suo figlio subito dopo la nascita e che ha poi fatto perdere ogni traccia di sé. Fino alla rivelazione finale, che permette tra l'altro di conoscere la sua provenienza: Dandora, l'area della discarica dimenticata da Dio e dall'uomo di Nairobi.
    Lì è stato concepito Tommy, esempio di quella moltitudine di bambini, che se non hanno la fortuna di finire di orfanotrofio, sono destinati, se sopravvivono, alla strada. Eppure, nonostante tanta miseria, ci sono africani che guardano con sospetto i bianchi che s'imbarcano su un aereo con il loro figlio nero. In fondo - si interroga lo stesso autore - l'adozione può essere vista l'ultimo atto di un colonialismo, che cambia ma non muore.
    Domande, una moltitudine di domande, che trovano la risposta più sensata nell'urgenza di salvare quelle piccole vite. Nel racconto ci sono tante storie di adozione, a volte complicate dall'età ignota o avanzata del bambino, ma unite dall'amore per quel figlio tanto desiderato. Anche questo è l'adozione, ma l'adozione in Kenya è molto di più. E' una lunga trafila burocratica che obbliga a rimanere in quel paese, disorganizzato e pericoloso, per molti mesi. Un mondo di bianchi privilegiati, che frequentano scuole private supercostose, e neri senza un futuro, spesso pronti a tutto pur di sopravvivere. Un mondo di eroi che, con pochi mezzi, raccolgono bambini in strada in una lotta impari. E' anche però un mondo di tecnici, o presunti tali, che impiegano giorni a capire come mettere mano a un rubinetto. O di meccanici che scompaiono e riappaiono solo per pretendere pagamenti non dovuti. Eppure lì Massimo, in un racconto a tratti esilarante, assapora il piacere del tempo che scorre piano, l'annullamento dei ritmi frenetici dell'Occidente, il piacere di vivere il presente così come viene.
    Il bambino promesso è però prima di tutto un viaggio interiore. Che parte dalla scelta dell'adozione, troppo complessa, tanto da volerla procrastinare all'infinito. La burocrazia, le carte, le foto. Processi troppo freddi al cospetto di un atto così intimo. Quindi il primo contatto, la vita insieme, la difficoltà a divenire complici. Cosa significa essere padre? Chi è padre? Per Massimo costruire un rapporto con Tommy è una ripida montagna da scalare. Non come per Barbara, che per prima ha voluto quell'adozione, o per Leone, figlio naturale della coppia. Tra bambini le sovrastrutture non esistono e, non a caso, il primo sì, in italiano, Tommy lo dice rispondendo alla domanda di Leone: 'tu sei mio fratello?'. "Io - scrive l'autore -, goffo come non mi ero mai sentito in vita mia, mi ero avvicinato a lui, nell'imitazione di un padre".
    Sarà il tempo a scalfire quella corazza e a portare Tommy nel cuore di Massimo. "Nascere in un posto piuttosto che in un altro non significa molto di per sé - afferma -, così come essere generati da una donna e da un uomo con i quali ogni legame è stato spezzato all'origine. Un padre che non c'è non è un padre.
    Figli e padri si diventa. Per questo Thomas è mio figlio: perché ci hanno uniti la legge e il caso". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it