(di Marzia Apice)
(ANSA) - ROMA, 14 APR - NADIA MURAD, L'ULTIMA RAGAZZA. STORIA
DELLA MIA PRIGIONIA E DELLA MIA BATTAGLIA CONTRO L'ISIS
(Mondadori, pp.
"A un certo punto non resta altro che gli stupri. Diventano
la tua normalità. Non sai chi sarà il prossimo ad aprire la
porta per abusare di te, sai solo che succederà e che domani
potrebbe essere peggio", scrive Nadia, e il sangue si gela
mentre il suo racconto si dipana pagina dopo pagina. Le sue
parole, la cui semplicità colpisce come uno schiaffo in faccia,
descrivono minuziosamente tutto il suo mondo in trasformazione:
quello precedente alla cattura, fatto di povertà e di giornate
piene di lavoro, ma anche del grande collante della famiglia, di
sogni e di affetti sinceri, e quello crudele del califfato, buio
e privo di ogni umanità. Fino ad arrivare alla liberazione,
dovuta a un caso fortuito: quando il suo carceriere per
disattenzione non ha chiuso a chiave la porta della casa di
Mosul in cui era prigioniera, Nadia ha colto l'occasione ed è
fuggita, trovando in sé un insperato coraggio. Nemmeno la paura
della ritorsione l'ha fermata, pur avendo già conosciuto, dopo
un altro tentativo di fuga, il modo crudele con cui l'Isis
punisce chi osa provare a scappare.
Un coraggio, il suo , che l'ha portata a chiedere aiuto
bussando a una porta a caso mentre Mosul era piena di
terroristi: Nadia quegli uomini senza onore né anima li ha di
fatto sfidati e li ha vinti, ed è riuscita a salvarsi
ricongiungendosi con quello che resta della sua famiglia.
Nonostante la cronaca ci abbia già messo di fronte alla barbarie
dell'Isis, è comunque difficile seguire il racconto di violenze
indicibili che nessun essere umano dovrebbe mai provare: nella
vicenda di Nadia c'è il dolore di tutto un popolo, annientato
dal fondamentalismo religioso e dall'ignoranza criminale dei
terroristi mentre il mondo restava a guardare senza poter o
voler fare niente.
E oggi che è ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni
Unite (è stata anche candidata anche al premio Nobel per la pace
e ha vinto il premio Sakharov 2016), la ragazza persegue con
tenacia il duplice obiettivo di divulgare il più possibile lo
sterminio di migliaia di yazidi e di veder processati i suoi
aguzzini. Una prima vittoria l'ha già ottenuta, con il Consiglio
di Sicurezza dell'Onu che ha istituito un team investigativo per
raccogliere le prove dei crimini dell'Isis. La strada per
ottenere giustizia è ancora lunga, ma intanto il cammino è
iniziato.
Nadia Murad, L'ultima ragazza
Il racconto dell'orrore e della salvezza ne L'ultima ragazza