BRET EASTON ELLIS, BIANCO (EINAUDI, PP 268, EURO 19,00) Un memoir, un saggio, un libro diverso da quelli a cui l'autore di American Psycho ci ha abituato, ispirato ai monologhi dei suoi podcast. Bret Easton Ellis, l'enfant terrible della letteratura, è tornato in Italia, dieci anni dopo la sua ultima visita, con 'Bianco' che esce per Einaudi nella traduzione di Giuseppe Culicchia.
Lo scrittore, che si sente "romantico" rispetto a chi fa politica, dice: "Ho sempre pensato che la politica non può risolvere i problemi della condizione umana, è molto più burocratica e pragmatica e quindi essenzialmente portata a controllare e da questo io mi sottraggo". In 'American Psycho' c'è un personaggio ossessionato da Donald Trump. "All'epoca vivevo a Manhattan, frequentavo molti giovani come me e ho constatato personalmente quanti aspirassero ad essere come Trump. Così mi è venuto in mente di metterlo nel libro, però, sia chiaro, non ho il dono della preveggenza. Mai avrei pensato che sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti e ho l'impressione che non se ne fosse reso conto nessuno. All'inizio del romanzo cito un pezzo dei Talking Heads in cui dicono: 'Nessuno è sembrato accorgersi che tutto quanto si stava disfacendo'. E' quello che penso dei nostri anni Ottanta'" racconta lo scrittore. E precisa: "Nel mio podcast però non lo nomino mai Trump perché non voglio dividere il mio pubblico nel modo in cui è contrapposta l'opinione pubblica americana. Le due parti non fanno altro che strillarsi addosso e nessuno capisce cosa l'altro abbia da dire". "Mentre facevo i bagagli per venire in Italia c'era la conferenza stampa alla Casa Bianca perché Trump ha ricevuto il vostro presidente Sergio Mattarella e notavo con una certa curiosità come i due sembrassero andare d'accordo. E' un'immagine" sottolinea.
Lo scrittore fa anche notare che i social media, a cui è dedicata l'ultima parte di 'Bianco', "sono per molti aspetti l'unica cosa di cui Trump dispone", ma "io a questo gioco non voglio giocare. Fino a dieci anni fa era molto divertente, una specie di club di comici, di selvaggio west in cui la gente tirava fuori battute scandalose. Adesso è diventato punitivo".
'Bianco' alla fine "mi ha riattivato qualcosa. Mi è venuta voglia di riprendere in mano il romanzo abbandonato che cito nel libro. Mi torna continuamente in mente, mai come quest'anno.
Allora credo sia il caso che lo scriva e lo faccio dicendo vaffanculo a un mio ragionamento sul senso del romanzo americano oggi. Scrivere un romanzo da molto più piacere che scrivere 40mila sceneggiature" afferma convinto l'enfant terrible. (ANSA).
Bret Easton Ellis, vi racconto 'Bianco'
Lo scrittore, farò un film horror diretto e scritto da me