Cultura

Salo Muller, A stasera e fai il bravo

Superstite e combattente, ex fisioterapista Ajax racconta Shoah

Redazione Ansa

SALO MULLER, A STASERA E FAI IL BRAVO (Il Sole 24ORE, pp.256, in edicola dal 16 gennaio a 12. 90 Euro, in libreria dal 21 gennaio a 14.90 Euro). Ricorda ancora il motivetto di un'opera che il papà Louis fischiettava ogni giorno rincasando dal lavoro ma soprattutto quel bacio, l'ultimo, che la sua mamma Lena gli diede davanti all'ingresso della scuola, in una mattina di novembre, nel lontano 1942, salutandolo con un affettuoso "a stasera e fai il bravo". E' proprio questa frase, pronunciata ogni giorno da tante madri e ascoltata da tanti figli, ma per lui drammaticamente indimenticabile, che Salo Muller, ebreo olandese, superstite della Shoah, ha scelto come titolo per il suo libro, pubblicato in Olanda nel 2005, la cui prima edizione italiana arriva in edicola con Il Sole 24ORE il 16 gennaio e in libreria dal 21, in occasione della Giornata della Memoria. Salo Muller, ex fisioterapista dell'Ajax, giornalista e scrittore, nel 1942 era ad Amsterdam, sua città natale, aveva solo 6 anni e, quando i suoi genitori vennero presi dai nazisti e deportati ad Auschwitz, dove morirono, la sua infanzia finì e iniziò per lui l'inferno. Lacrime, smarrimento, solitudine e un continuo peregrinare come un vagabondo fino al '46, tra un nascondiglio e l'altro nei Paesi Bassi: Salo Muller ha avuto salva la vita grazie alla resistenza olandese che lo ha aiutato a trovare rifugio presso alcune famiglie, ma poi ha condotto un'esistenza marchiata dal dolore.
    L'autore è riuscito a ricongiungersi con gli zii, divenuti i suoi "nuovi" genitori, e con loro è cresciuto, ma è sempre stato nell'infanzia come nell'adolescenza molto fragile, fisicamente e psicologicamente. Per lungo tempo ha faticato molto per trovare un equilibrio negli studi e nei rapporti interpersonali: ma alla fine ha trovato la sua strada, diventando il fisioterapista dell'Ajax negli anni d'oro di Johan Cruijff, dal 1960 al 1972.
    Per esorcizzare la sofferenza, sempre presente nel cuore e nella mente, ha però deciso di fare della sua storia tragica una testimonianza o meglio di farsi egli stesso memoria da tramandare affinché l'orrore non si ripetesse più. Per anni ha raccontato ai ragazzi delle scuole la sua vita e i crimini del nazismo subiti dalla sua famiglia per il solo fatto di essere ebrea, poi in 3 anni ha scritto questo libro, riportando con un linguaggio asciutto, e una narrazione dettagliata ma non cronologica, tutto quello che ha vissuto, ricordi personali ma anche resoconti storici. A un certo punto, tuttavia, neppure questo è più bastato. Allora Salo Muller ha deciso di fare un passo in più, iniziando nel 2014 una battaglia contro la Nederlandse Spoorwegen (NS): alla società olandese dei trasporti ferroviari ha chiesto (e poi ottenuto) un risarcimento per i sopravvissuti e gli eredi delle vittime della Shoah, perché negli anni della guerra tutti sapevano e nessuno si oppose ai quei trasferimenti criminali di persone verso la morte. Da quell'ultimo sguardo alla mamma e al papà nel 1942 a Hollandsche Schouwburg in Plantage Middenlaan, luogo dove i tedeschi avevano improvvisato un punto di raccolta per gli ebrei arrestati e dove venne portato anche lui, un'anticamera dell'inferno da cui però una mano compassionevole lo salvò portandolo via e separandolo per sempre dai genitori, sono trascorsi tanti decenni e il mondo è cambiato. Ma se l'Olocausto è successo una volta, nessuno può avere la certezza che l'assurda volontà di un uomo di annientare un altro uomo per via della "razza" non possa accadere di nuovo: è questa ancora oggi la paura di Salo Muller, ed è per questo che da testimone dell'orrore ha scelto di diventare un combattente coraggioso. Un combattente che a 84 anni ancora non ha terminato la sua lotta. (ANSA).
   

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