MARIANA ENRIQUEZ, LA NOSTRA PARTE DI NOTTE (MARSILIO, PP 715, EURO 22,00) Stanca di scrivere racconti brevi "che sono intensi, ma non ti portano all'esperienza del romanzo che è più immersiva, affettiva, che si prolunga per molto tempo", la scrittrice argentina Mariana Enriquez , dopo il successo de 'Le cose che abbiamo perso nel fuoco' del 2017, che presto sarà un film - e tra i nomi che girano c'è quello di Benicio del Toro - ci regala un romanzo fiume, di oltre 700 pagine: 'La nostra parte di notte', pubblicato da Marsilio, nella traduzione di Fabio Cremonesi con protagonista un uomo particolare, il medium potente e riluttante Juan.
Finalista nel 2021 all'International Booker Prize, la Enriquez, in diretta streaming al Festivaletterarura di Mantova, con sul palco Luca Scarlini, racconta: "Ero stanca di essere un'autrice donna che parla di donne, perché tutto questo porta con sé tutta una serie di imposizioni.
Juan Peterson è un medium dell'Ordine, una società segreta devota al Culto dell'Ombra, un circolo d'affari vicino alla dittatura. Ha sempre voluto sottrarsi al suo destino di medium e soprattutto non vuole che la stessa sorte capiti a suo figlio Gaspar in questo romanzo gotico, visionario che racconta l'impotenza della gente comune e la forza dell'amore in un viaggio tra figure inquietanti, premurose, campi di corpi e boschi di braccia dove i santi indigeni convivono con le streghe buone. "L'eredità di Juan è collegata al potere. È una sorta di presenza oscura. Il padre vuole proteggere il figlio da questo destino. Gaston è sano è non vuole venga sfruttato, ma lo invidia un po'. La relazione padre-figlio è tesa e anche pericolosa" spiega la Enriquez, considerata una delle scrittrici più talentuose della letteratura latinoamericana contemporanea che ha una scrittura che parla di fantasmi, legata ai miti, alla tradizione del gotico e alla musica. "Mi interessa il tema mistico, della magia, anche perché mi consente libertà" spiega. "Rosario, la moglie di Juan, dice 'il denaro è un paese' e credo davvero sia così. Che ci sia tutto un mondo nel quale vivono le persone ricche e che sia un mondo diverso dal nostro, a parte, in cui prevale una fortissima impunità. E sono convinta che chi ha collegamenti con poteri autoritari soffra e sopporti in modo diverso quello che accade rispetto a noi che siamo qua" racconta la Enriquez che ha 47 anni e vive a Buenos Aires, dove è nata nel 1973. "Penso che quando ci sono fatti come quelli a cui assistiamo ogni giorno sia importante esprimerli in un linguaggio più appropriato all'interno della letteratura fantastica. La letteratura aiuta a elaborare i traumi della realtà" sottolinea. E la pandemia, spiega rispondendo all'ANSA la Enriquez, ci ha portato ad essere ancora in "una situazione di empasse. E' necessario attraversare questo momento, elaborare il lutto per i nostri morti e per tutti i cambiamenti necessari nella nostra vita e darci soprattutto del tempo e non cercare di tornare in modo folle alla vita cosiddetta di prima. Per elaborare un lutto ci vuole del tempo. L'Argentina è in una situazione migliore rispetto alla pandemia però è in una crisi economica perpetua".
In questo romanzo c'è un un forte legame a due tradizioni musicali, "da una parte il folclore argentino e poi il folk horror citato all'inizio de 'La nostra parte di notte ' che è di tradizione invece inglese. E il rock che sentivamo quando eravamo giovani, io ho 47 anni. Nel rock ho scelto soprattutto quello della fine degli anni Sessanta e Settanta, perché aveva un interesse anche per l'aspetto sovrannaturale visto che c'era David Bowie. Una generazione che ha attraversato la spiritualità per diventare una generazione luminosa, ma ha anche fatto una ricerca sulla spiritualità più oscura" dice la scrittrice e saluta tra gli applausi. (ANSA).
Mariana Enriquez, vi racconto 'La nostra parte di notte'
Al festival con nuovo romanzo. Dai racconti presto un film