(dell'inviata Mauretta Capuano)
(ANSA) - MANTOVA, 11 SET - MARIANA ENRIQUEZ, LA NOSTRA PARTE
DI NOTTE (MARSILIO, PP 715, EURO 22,00)
Stanca di scrivere racconti brevi "che sono intensi, ma non
ti portano all'esperienza del romanzo che è più immersiva,
affettiva, che si prolunga per molto tempo", la scrittrice
argentina Mariana Enriquez , dopo il successo de 'Le cose che
abbiamo perso nel fuoco' del 2017, che presto sarà un film - e
tra i nomi che girano c'è quello di Benicio del Toro - ci regala
un romanzo fiume, di oltre 700 pagine: 'La nostra parte di
notte', pubblicato da Marsilio, nella traduzione di Fabio
Cremonesi con protagonista un uomo particolare, il medium
potente e riluttante Juan.
Finalista nel 2021 all'International Booker Prize, la
Enriquez, in diretta streaming al Festivaletterarura di Mantova,
con sul palco Luca Scarlini, racconta: "Ero stanca di essere
un'autrice donna che parla di donne, perché tutto questo porta
con sé tutta una serie di imposizioni.
Juan Peterson è un medium dell'Ordine, una società segreta
devota al Culto dell'Ombra, un circolo d'affari vicino alla
dittatura. Ha sempre voluto sottrarsi al suo destino di medium e
soprattutto non vuole che la stessa sorte capiti a suo figlio
Gaspar in questo romanzo gotico, visionario che racconta
l'impotenza della gente comune e la forza dell'amore in un
viaggio tra figure inquietanti, premurose, campi di corpi e
boschi di braccia dove i santi indigeni convivono con le streghe
buone. "L'eredità di Juan è collegata al potere. È una sorta di
presenza oscura. Il padre vuole proteggere il figlio da questo
destino. Gaston è sano è non vuole venga sfruttato, ma lo
invidia un po'. La relazione padre-figlio è tesa e anche
pericolosa" spiega la Enriquez, considerata una delle scrittrici
più talentuose della letteratura latinoamericana contemporanea
che ha una scrittura che parla di fantasmi, legata ai miti, alla
tradizione del gotico e alla musica.
"Mi interessa il tema mistico, della magia, anche perché mi
consente libertà" spiega. "Rosario, la moglie di Juan, dice 'il
denaro è un paese' e credo davvero sia così. Che ci sia tutto un
mondo nel quale vivono le persone ricche e che sia un mondo
diverso dal nostro, a parte, in cui prevale una fortissima
impunità. E sono convinta che chi ha collegamenti con poteri
autoritari soffra e sopporti in modo diverso quello che accade
rispetto a noi che siamo qua" racconta la Enriquez che ha 47
anni e vive a Buenos Aires, dove è nata nel 1973. "Penso che
quando ci sono fatti come quelli a cui assistiamo ogni giorno
sia importante esprimerli in un linguaggio più appropriato
all'interno della letteratura fantastica. La letteratura aiuta a
elaborare i traumi della realtà" sottolinea. E la pandemia,
spiega rispondendo all'ANSA la Enriquez, ci ha portato ad essere
ancora in "una situazione di empasse. E' necessario attraversare
questo momento, elaborare il lutto per i nostri morti e per
tutti i cambiamenti necessari nella nostra vita e darci
soprattutto del tempo e non cercare di tornare in modo folle
alla vita cosiddetta di prima. Per elaborare un lutto ci vuole
del tempo. L'Argentina è in una situazione migliore rispetto
alla pandemia però è in una crisi economica perpetua".
In questo romanzo c'è un un forte legame a due tradizioni
musicali, "da una parte il folclore argentino e poi il folk
horror citato all'inizio de 'La nostra parte di notte ' che è di
tradizione invece inglese. E il rock che sentivamo quando
eravamo giovani, io ho 47 anni. Nel rock ho scelto soprattutto
quello della fine degli anni Sessanta e Settanta, perché aveva
un interesse anche per l'aspetto sovrannaturale visto che c'era
David Bowie. Una generazione che ha attraversato la spiritualità
per diventare una generazione luminosa, ma ha anche fatto una
ricerca sulla spiritualità più oscura" dice la scrittrice e
saluta tra gli applausi. (ANSA).
Mariana Enriquez, vi racconto 'La nostra parte di notte'
Al festival con nuovo romanzo. Dai racconti presto un film