GOFFREDO FOFI, ''CARI AGLI DEI'' (E/O, pp. 152 - 15,00 euro) - ''SONO NATO SCEMO EMORIRO' CRETINO - SCRITTI 1956 - 2021'' (MINIMUM FAX, pp.
''E' questa illusione a permetterci di pensare che non tutto è stato inutile nel mondo che abbiamo conosciuto, negli anni che abbiamo vissuto, in quel poco che siamo riusciti a fare dalla parte del giusto e del vero e, soprattutto, a riscattarci'', magari riuscendo così a trasmettere qualcosa alle nuove generazioni ''che si trovano davanti una realtà degradata cui dovranno pure adattarsi''. Allora, sia i ritratti di ''Cari agli dei'' (da Menandro: ''Muore giovane colui che gli dei amano''), sia gli oltre 70 pezzi scritti nell'arco di quasi 70 anni e raccolti a cura di Emiliano Morreale proprio per questo, ci viene da dire, sono stati scritti e compilati e ci riferiscono qualcosa di ancor vivo e utile per capire da dove veniamo e magari scegliere dove vogliamo andare. Fofi parte dai ricordi di guerra nella sua Gubbio (vi è nato nel 1937), periodo in cui i bambini hanno ''il confronto con la morte esperienza obbligatoria'', tra pubblico e privato, tra vittime di un eccidio nazista e un cugino e uno zio molto amati, poi un compagno di giochi sfortunato, poi arriva la Sicilia (dove si traferì a 18 anni) e l'uccisione del sindacalista Placido Rizzotto. E del '56, quando aveva 19 anni, è l'articolo sullo sciopero della fame dei lavoratori di Partinico, la terra della nonviolenza di Danilo Dolci, che apre ''Sono nato scemo e morirò cretino'', percorso del ''procedere, istintivo, parallelo nel tempo, di radicalismo politico e di radicalità artistica'', come annota Morreale. E di pezzo in pezzo si arriva sino al 2010, quando Fofi confessa non ''odio', sentimento che non ha mai provato, ma il suo ''disprezzo di classe'' per i ricchi, per quel 10% della popolazione che possiede i tre quarti delle ricchezze del globo, decidendo spesso della vita, di sete e fame, di quasi tutti gli altri, i ''proletari'' di ogni razza, compresi quelli che Fofi incontra la mattina sui mezzi pubblici.
Se continuiamo attraverso la personale ''Spoon River'' di Fofi, ecco il poeta contadino Rocco Scotellaro, il giornalista Peppino Impastato, il sociologo Raniero Panzieri e Grazia Cherchi dei tempi di ''Quaderni piacentini'' e oltre, la scrittrice Fabrizia Ramondino, sino a Alessandro Leogrande con cui ha lavorato fianco a fianco per anni a ''Lo straniero''.
Sono tutti momenti per una nota affettuosa, un ricordo significativo, una notazione che arricchisce il bilancio, libero, personale, vivace, impegnato, di tutta un'epoca, così che su ognuno, qui dei ritratti, lì degli articoli, c'è qualcosa su cui riflettere, qualcosa, perché no, da imparare, almeno nel porsi davanti alla vita che ci è stata offerta. (ANSA).
Goffredo Fofi, riflettere su una vita
2 titoli per i suoi 85 anni per ripercorrere amici e avvenimenti