Cultura

La crociata di Putin contro l'Occidente

Saggio-reportage sulla società russa dopo la svolta del 2012

Redazione Ansa

MARTA ALLEVATO, "LA RUSSIA MORALIZZATRICE. LA CROCIATA DEL CREMLINO PER I VALORI TRADIZIONALI" (PIEMME, pp 288, 13 EURO)

In coincidenza col secondo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina, alla vigilia delle elezioni che riconfermeranno Vladimir Putin per un quinto mandato, un libro appena uscito cerca di far luce sul "secondo fronte di guerra", quello ingaggiato dal leader russo contro la sua stessa società: 'La Russia moralizzatrice. La crociata del Cremlino per i valori tradizionali' (Piemme, 288 pagine, 13 euro), in cui la giornalista dell'Agi Marta Allevato, che ha lavorato a Mosca dal 2010 al 2018, racconta come lo zar abbia trasformato lo scontro geopolitico con l'Occidente anche in uno scontro di civiltà, una battaglia culturale, religiosa e sociale con effetti che però non sempre riflettono la propaganda russa.
    Con una copertina osé apertamente provocatoria, tra il saggio e il reportage, il libro ricostruisce la svolta conservatrice e autoritaria di Putin rivelando quello che si agita nel sottosuolo della società russa. Con l'insostituibile visione di chi ha vissuto e toccato con mano la quotidianità e gli eventi di quel mondo, incontrato alcuni eroi e molte vittime della difesa dei valori tradizionali, sullo sfondo del tragico cortocircuito tra l'ideale putiniano del vero patriota e la vita reale dei russi. Tra loro anche Alexiei Navalny, che ha segnato questo periodo.
    L'autrice analizza l'ultimo decennio putiniano, dopo il naufragio delle proteste del 2011-2012 (le più grandi della Russia moderna) e il progressivo giro di vite col suo terzo mandato, quando il presidente lanciò l'esperimento di una nuova, eclettica ideologia imperniata su idee reazionarie, sul richiamo ai valori dell' ortodossia, sulla militarizzazione, sull'antiamericanismo. Con lo scopo di plasmare una nuova identità nazionale, in netta contrapposizione con un Occidente che si trasforma in satanico impero del male, quello che durante la guerra fredda era stata l'Urss per i conservatori americani.
    Per raccontare questa 'crociata', lanciata in stretta alleanza con la chiesa ortodossa russa, Allevato sceglie cinque "peccati" presi di mira oggi in Russia con leggi e campagne persecutorie, nel contesto di un sistema che si fa sempre più autoritario: liberalismo, secolarismo, pacifismo, omosessualità e femminismo.
    La rivolta della Bolotnaja che fece tremare il Cremlino è uno spartiacque che segna la fine di ogni istanza democratica e l'inizio del giro di vite, da internet alle università liberali.
    Nel 2013 arrivano le leggi-bandiera contro la 'propaganda gay' e 'l'offesa al sentimento dei credenti" (dopo la sfida delle Pussy Riot a Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore), che rafforzano il legame tra Cremlino e Patriarcato nella lotta al secolarismo. Una battaglia che fatica però a far presa su una società ormai consumista e molto libera nei costumi. Ne fanno le spese mostre e film che toccano argomenti tabù, come il 'blasfemo' Matilda, il dissacrante Leviathan, ma non Cinquanta sfumature di grigio, che inneggia a bondage e sadomaso senza offendere però né il Cremlino né il Patriarcato. Poi nel 2014 l'annessione della Crimea ricompatta l'elettorato: è la fine di qualsiasi anelito pacifista e l'inizio del culto della guerra, sin dall'asilo, con tanto di manipolazione dei manuali di storia.
    La parte forse più curiosa e sorprendente del libro è quella finale che svela la società russa di fronte ai temi dell'omosessualità e del femminismo, sullo sfondo del rapporto col sesso e dei ruoli di genere: una società ben lontana dall'utopia asessuata e puritana che cerca di imporre il Cremlino.
   

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