(di Paolo Petroni)
DEBORAH GAMBETTA, ''INCOMPLETEZZA'' (PONTE ALLE GRAZIE, pp. 622 - 20,00 euro) - ''La straordinaria forza della matematica sta nel trovare leggi coerenti, mi dico.
Per l'autrice ''ristabilire l'ordine'' è l'obiettivo di ogni attività intellettuale, poiché ''siamo tutti alla ricerca di una risposta, di una verità. Che sia solcando il mare vasto della matematica, o quello altrettanto vasto della vita''. Ed è quello che lei ha fatto, mettendosi in gioco in prima persona e indagando totalmente a fondo, andando alla ricerca di ogni particolare, di ogni parola scritta di Godel (1906 - 1978) sapendo che ''per tutta la vita volle che le sue dimostrazioni matematiche parlassero per lui''.
Il libro è il racconto di uno slittamento, del passaggio liberatorio tra due passioni, un amore distruttivo da cui sente la necessità di liberarsi, e l'amore per questo personaggio di gran fascino, amico stimatissimo di Einstein, genio ipocondriaco (si lasciò morire di fame per la paranoia di essere avvelenato) che, solo per impegno logico, cercò da ateo di dimostrare l'esistenza di Dio, ma soprattutto dimostrò il suo celebre, sostanziale Teorema dell'Incompletezza costituito da due enunciati, il secondo dei quali corollario del primo, che (semplificando molto) dicono che un sistema matematico non può essere sia coerente ('non contraddittorio') che completo (in grado di 'parlare di tutto'), ovvero di cui non si può dimostrare né la verità né la falsità.
Una serie di concetti difficili da raccontare e capire.
Gambetta, con alle spalle normali studi umanistici, ha dedicato anni e studio rigoroso per affrontare il mondo dell'alta logica e matematica, su cui non sorvola, per chi è interessato, mentre invita lei stessa chi ha difficoltà a saltare varie pagine, in alcuni punti. Perché il suo intento era quello di scrivere innanzitutto una storia, una vita, un'ossessione, autrice di già cinque romanzi, l'ultimo del 2016 'L'argine', sulle ossessioni di un uomo cui, persa ogni positiva certezza e affetto, cede ogni argine interno e diventa assassino. Allora l'attenzione va alla scrittura naturalmente, precisa, incisiva e chiara senza alcuna sbavatura, che anche in questo trova un legame con Godel che aveva un rapporto forte con le parole e le sostituiva, limava, riscriveva tanto da ''sembrar cercare la stessa limpidezza cristallina di un simbolo matematico e, nella catena di frasi che traducevano il suo pensiero, il medesimo, essenziale rigore di una formula ben formata''.
Si capisce come sia allora la forma a farsi sostanza e dare forza al romanzo tra vita e pensiero, tra letteratura e matematica, premiando il lettore che faccia lo sforzo di entrare in queste pagine anche dopo l'inizio, con la vicenda personale dell'io narrante, quando si arriva alla Parte Prima della biografia con la prima malattia a otto anni che lo segna per sempre. Qui si parla della madre di Godel e Gambetta parla allora del primo incontro con la madre del suo compagno, e così, via via, cresce un suo legame naturale, una partecipazione, quasi un'identificazione con Adele, che sarà la compagna, il sostegno di una vita per quell'uomo complicato, la cui esistenza si incontra, oltre che con Einstein, con quella di Moritz Schlick (fondatore del Circolo di Vienna), Robert Oppenheimer, Bertrand Russel, Oskar Mongenstern, per citare i più noti ai non addetti ai lavori.
Potremmo dire che questa è un'opera ambiziosa, un racconto di bella scrittura sull'ambiguità della verità tra la mente e il cuore, tra normalità e follia, che riesce però a farci partecipi di un'indagine personale e storico-scientifica che tende all'assoluto, quello stesso di Godel, in cui il tutto e il nulla si fondono e in cui intravedere quel po' di luce che può dar senso a una vita e, certamente, a un lavoro letterario che annulla i limiti tra quelle che Snow (giusto 60 anni fa) aveva chiamato 'le due culture'. (ANSA).