Cultura

Petrignani, autobiografia dei miei cani

racconto d'una vita che si fa romanzo e bilancio senza nostalgie

Redazione Ansa

(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 12 AGO - SANDRA PETRIGNANI, ''AUTOBIOGRAFIA DEI MIEI CANI'' (GRAMMA/FELTRINELLI, pp. 208 - 18,00 euro) - Questo libro che si presenta e può essere letto come una sorta di memoire è in realtà un romanzo, del quale ha una costruzione che procede non cronologicamente ma per salti temporali, quasi per libere associazioni e recuperi di ricordi che si rimandano l'un l'altro, assieme a una riflessione sull'invenzione in relazione a un'autobiografia (e si cita Modiano col suo correggere le sbavature e ricopiare in bella il proprio passato) allo stesso modo in cui ripetutamente, assieme a un amico scrittore ''ragionatore lucido'', si riflette sulla scrittura e le parole, capaci anche di inventarle, ricordando che ''la vita vera non basta a uno scrittore''.
    Un romanzo allora, ma cosa c'è di più vero di un'opera letteraria riuscita che ha momenti di poesia e riempie le memorie anche di dati reali, a cominciare dai nomi dei tanti cani posseduti e incontrati negli anni sino ai luoghi, strade, case. Un raccontare letterario che è quasi un colloquio diretto col lettore almeno quanto lo è con se stessa per l'autrice, che in queste pagine compila un bilancio della propria esistenza puntando sui sentimenti, con cani, amori, amici, che sono la vita vera, più che sugli avvenimenti. Un bilancio e un ricordare senza rimpianti, senza nostalgia, anzi con un'accettazione di una nuova consapevolezza e inevitabile maturità, non ostentata ma intrinseca alla narrazione, al gioco tra ricordi, dimenticanze e reinvenzioni, quelle volontarie dello scrittore e quelle involontarie della memoria. Quanta distanza dalla Circe della Petrignani delle ''Navigazioni di Circe'' di quasi 40 anni fa, tutta presa dal presente delle sue seduzioni, di una vita da consumare, ma chiedendosi già davanti al manoscritto ''Cos'era quella roba che appariva uno spudorato duplicato della vita'' e ancora ''Se ho impiegato il tempo a scrivere tanto minuziosamente la vita, come ho fatto a viverla?''. La verità è che sin da allora annota ''da quando scrivo non sono più la stessa''.
    Le pagine odierne sono la misura di questa mutazione, sul piano personale, esistenziale, e su quello della scrittura come capacità di mettersi in gioco, di svelarsi nascondendovisi dietro. C'è la forza e la sincerità di non aver più bisogno di difese, di una presa di distanza dai ricordi come al tempo della terza persona usata per l'autobiografia dei giocattoli (''Il catalogo dei giocattoli'' del 1988).
    Naturalmente si parte dalle radici, da quel che si riesce a recuperare della famiglia, dall'amato padre innocentemente fedifrago ai nonni tra amori vissuti e non vissuti e poi da bambina l'amica del cuore Wendy, tra avventure libere e la scoperta della morte, e i primi cani, da Rocky sino a Guapa con cui si vive il passaggio all'adolescenza. I cani certo, tanti, con la loro presenza invasiva, col loro carattere, legami d'amore e dolore dai quali scaturiscono queste rievocazioni, perché affettivamente sono sempre punti fermi, a contrasto col passare, il mutare e persino la volubilità degli esseri umani e in particolare degli uomini che, egualmente scandiscono il trascorrere del tempo, presto dimenticati, magari sostituiti, o che lasciano invece un vuoto profondo. Allora la cifra del racconto e della scrittura è una sorta di leggerezza forse appena malinconica ma illuminata da una ricerca costante di amore, passato e presente, nella coscienza sofferta ma accettata inevitabilmente della nostra finitezza. (ANSA).
   

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