Cultura

Veronesi narra il 'Settembre nero' di Gigio Bellandi

Da adulto si racconta tra il primo amore e violenza della vita

Redazione Ansa

(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 06 OTT - SANDRO VERONESI, ''SETTEMBRE NERO'' (LA NAVE DI TESEO, pp. 298 - 20,00 euro) - Questo ultimo, bel romanzo di Sandro Veronesi appare, se non una conclusione, il giro di boa del suo ricco percorso narrativo, che piacerà a chi ne ha amato le tappe precedenti. L'epilogo rimanda direttamente alle simbologie di 'Terre rare' e del 'Colibrì', perché quel finale ''Immaginatemi sempre così, mentre vedo'' ricorda l'importanza dello sguardo, del come si guarda, nel 'Colibrì' per l'oculista Marco Carrera, mentre l'olivo tagliato per il gelo con tre tronchi e due polloni che Gigio Bellandi sta osservando ha in fondo lo stesso valore delle 'Terre rare', per cui se si vuole ''arrivare a una cosa difficile da raggiungere bisogna distruggere l'essere solitario che la contiene'', bisogna far crollare la vita intorno al Marco Palladini chiuso nella sua auto in 'Caos calmo', per scoprire che la pace è altra cosa rispetto a quella fragile difesa che si credeva di avere.
    Ecco perché Gigio, l'io narrante di questo 'Settembre nero', che ricostruisce con intensa minuzia, con uno sguardo antico e nuovo assieme un momento cruciale, di svolta della sua vita di ragazzo, dodicenne nell'estate del 1972 in cui tutto si svolge, lo fa con la coscienza, la sapienza dei suoi 50 anni, avendo lavorato all'accettazione della vita in tutta la sua meravigliosa felicità e dolore. E', potremmo dire, uno che sa cosa è successo a Palladini e Carrera ed ha saputo andare oltre, cominciando a raccontare oramai pacificato in un sereno, affettuoso far i conti col passato.
    E' un po' come i libri di Veronesi fossero i capitoli di un unico romanzo in cui raccontandoci in profondità il mondo interiore di un personaggio riesca a parlare di tutti, di noi, dell'uomo. E ci riesce anche grazie a quella sua bella scrittura toscanamente affabulatoria, in modo piano, intimo e quindi coinvolgente, facendoci identificare con Gigio, il suo primo travolgente amore e poi il mondo che sembra crollargli addosso.
    E' che narrandolo a posteriori e di vari decenni, lo fa senza ansie o sussulti, restituendoci la verità di quei giorni con la consapevolezza del narratore tranquillo, con la sapiente leggerezza, ironia e patimento nella descrizione dei subbugli del cuore e della testa di un ragazzino, che, a forza di origliare di nascosto i discorsi, le verità dei genitori, sarà questa a rivelarsi in tutta la sua forza dirompente e sarà il mondo dei grandi a avere il sopravvento, incurante, dimentico del suo vissuto e sentimenti, come quelli della sua piccola amatissima sorella Gilda.
    Non vogliamo rivelare nulla della storia quindi, che è in fondo una normale storia famigliare dei nostri giorni, ma dire come Veronesi ci faccia vivere quell'estate in cui il protagonista si sente in trasformazione, ancora un bambino in famiglia e più grande accanto a Astel, la bella Astel dalle mille treccine nere, figlia di una bellissima signora etiope che in spiaggia attira gli sguardi di tutti, un po' come la mamma irlandese di Gigio, Elizabeth O'Nety con la sua pelle chiara in guerra col rutilismo e i capelli rossi fiammeggianti, dentro la quale, come scopriremo noi assieme a Gigio, ''ruggivano i leoni'' e che gli ha insegnato l'inglese. Con lei c'è il padre avvocato, ''dilettante nella vita'' che si sente bene solo in mare con la sua barca con cui mettersi in mostra. Per fortuna c'è lo zio Giotti coi suoi piccoli misteri e attenzioni.
    Il fascino di queste pagine è nella capacità di Veronesi di saper trovare il tono giusto, nella capacità e apparente semplicità con cui, facendoci notare particolari dell'ambiente , dei gesti, del quotidiano, ci fa partecipare agli imbarazzi, sogni, fantasticherie, paure, ansie di questo bambino che cresce e scopre se stesso. Il suo innamoramento con i mille baci che non ha il coraggio di dare e poi l'arrivo del momento giusto, col sentimento per Astel che occuperà tutta la sua vita, sino a divenire una sorta di difesa che quasi esclude il resto e le negatività del mondo.
    Una vicenda che cerca un senso su più livelli e simboli, dal senso dello sport, di cui Gigio è appassionato, e poi far coincidere il suo settembre nero con l'attentato di Settembre Nero contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di quell'anno, al racconto sul valore delle parole, che danno sostanza alle cose e i sentimenti (come lui sa attraverso un suo gioco segreto), e delle traduzioni in cui Gigio si impegna per soddisfare le curiosità di Astel soprattutto in merito alle canzoni inglesi e americane che ascoltano, canzoni i cui testi aiutano i due anche a capire se stessi, a tradurre quel che sta loro accadendo. E di canzoni, di musica di quegli anni ce ne è molta, a costruire quasi una colonna sonora , come da elenco riportato alla fine. (ANSA).
   

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