Cultura

Thomas Bernhard, Correzione e genio

Il capolavoro del 1975 ora ripubblicato da Adelphi

Redazione Ansa

(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) - ROMA, 09 FEB - THOMAS BERNHARD, 'CORREZIONE' (Adelphi. Pag 290. Euro 20,00. Traduzione di Giovanna Agabio).
    George Steiner ha definito Correzione il capolavoro di Thomas Bernhard ma sinceramente per me è difficile dire che qualcuna delle sue opere non sia un capolavoro, tessera del mosaico, semplice capitolo di quell'opera mondo che è la sua intera produzione, narrativa, poetica, teatrale in cui ricorrono ossessivamente quanto sublimemente temi e situazioni. Anche qui, in questo romanzo apparso per la prima volta nel 1975 ed ora meritoriamente ripubblicato da Adelphi nella traduzione di Giovanna Agabio, ci si immerge nel fil rouge delle sue ossessioni quasi 'gnommero' gaddiano, che non sono poche le similitudini tra questi due giganti della letteratura. Nel suo inconfondibile stile, dove incontrare un punto è cosa rara, ci si avviluppano la mente e le membra nella vicenda di Roithamer e la sua soffitta (che poi non è sua ma di Holler) con le pareti piene di formule e di scaffali di libri. Una sentenza aveva destinato alla voce narrante - amico d'infanzia e professore di matematica a Cambridge dove Roithamer insegnava scienze naturali - le opere postume di quel genio folle che aveva impiegato gli ultimi anni della sua vita a costruire in tempi record e con metodi misteriosi, senza l'ausilio degli odiati architetti, un cono, si un utopistico cono da abitare, nel centro di un bosco in cui aveva investito tutti i milioni ricevuti in eredità. Lo aveva fatto per donarlo alla sorella che però era morta prima di lui lasciandolo a sua volta senza più ragioni per vivere, tanto da portarlo al suicidio. Ecco quindi il suicidio che torna, così come i sentimenti contrastanti per l'Austria ("da un lato amava l'Austria che era la sua origine ma nello stesso tempo la odiava perché per tutta la vita gli aveva dato solo delle bastonate e ogni volta che ne aveva avuto bisogno l'aveva respinto"), e per la scuola ("ogni scuola che ho frequentato mi ha depresso ogni scuola che ho frequentato, che ho dovuto frequentare, mi ha umiliato"). Ma il tema centrale che qui ritorna è quello del confronto con il genio. "Infatti mi chiedo con quale ordine di grandezza ho a che fare quando mi occupo di Roithamer?", si chiede la voce narrante. Sembra che il personaggio di Roithamer sia ispirato a Ludwig Wittgenstein, che era altrettanto legato alla sorella ed insegnava a Cambridge. Qui, come ad esempio ne Il soccombente ispirato invece a Glenn Gould, c'è il dilemma e l'inesauribile tormento di chi pratica una disciplina con ottimi risultati ma si rende conto che in nessun caso potrà raggiungere il genio, che pure a differenza di altri, comprende e ammira in una infinita aspirazione tanto da seguirne le orme. Anche in Correzione torna l'amore per la musica: Roithamer ama la musica e suona il pianoforte e la considera uno strumento di conoscenza. La Correzione del titolo è del resto l'essenza del genio, il tendere ad una perfezione che consiste in una continua correzione appunto. E quello che interessa a Bernhard è estremo, la sua ricerca è estrema come estremi sono i suoi personaggi il suo spingere letteralmente il lettore nella spirale di una ripetitività ipnotica sul limite di un abisso dove l'assoluto incontra il nulla. Sempre parco nell'uso dei punti, perché è difficile concludere un pensiero, ingabbiare una frase in un ritmo logico. E alla fine la natura, avviluppando tutto, farà il suo corso. (ANSA).
   

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