Cultura

Melania Mazzucco all'inseguimento di Diana Karenne

tra romanzo e storia rivive questa attrice-regista cinema muto

Redazione Ansa

(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 13 FEB - MELANIA MAZZUCCO, ''SILENZIO - Le sette vite di Diana Karenne'' (EINAUDI, pp. 646 - 24,00 euro) - Ecco una nuova prova narrativa di Melania Mazzucco che riporta all'attenzione la figura di una donna più o meno dimenticata e di cui comunque non si conosceva il rilievo; dopo 'L'architettrice' Plautilla Bacci e la 'Lei così amata' Annemarie Schwarzenbach, fotografa, giornalista, viaggiatrice ora è la vita dell'attrice Diana Karenne (1888 - 1940) a venir ricostruita e romanzata, nel senso narrativo di racconto dei sentimenti e incontri del quotidiano e non di invenzione dei fatti.
    Non a caso il libro è chiuso da una trentina di pagine fitte di riferimenti bibliografici a documenti, testimonianze, articoli, che, frutto di un lungo lavoro nell'arco di vent'anni in giro per l'Europa, sono il naturale filo conduttore su cui la Mazzucco lavora col suo fine, elaborato giuoco di scrittrice con un'attenzione appunto al quotidiano, ai particolari di una vita privata e di lavoro che potrebbe apparire talvolta eccessiva (il romanzo è di 600 pagine) se non fosse per la qualità della scrittura e l'affascinante ricostruzione storica del mondo del cinema ai tempi del muto, ché lei abbandonò il cinema con l'avvento del sonoro (apparirà ancora solo nel 1939 in 'Manon Lescaut' di Carmine Gallone, con cui aveva già lavorato a suo tempo).
    Diana Karenne, dopo un iniziale Diana Karren, è il nome d'arte preso in Italia dopo e prima di una girandola di nomi diversi e anni di cui si sa poco prima dell'inizio della sua carriera nel 1914, a Roma, dove arriva con un passaporto russo, alloggia in un grande albergo pur non avendo denari e inizia a frequentare l'ambiente diplomatico suscitando sospetti, che si riveleranno infondati, ma che la faranno seguire e controllare come sospetta spia russa. Lei del resto inventa il proprio passato sino a renderlo reale almeno per la donna che è diventata, appunto la diva Diana.
    La sua vicenda cinematografica da protagonista inizia a Torino nel 2019 con 'passione Tzigana' di Ernesto Pasquali col quale farà altri film uno dietro l'altro, ma già nel 2017 si rende conto di aver bisogno e desiderio di gestirsi da sola e, col fratello David, fonda la David-Karenne Film presto solo Karenne Film, con la quale scrive soggetti lei stessa, gira, diventando una delle prime registe della storia del cinema, e interpreta in maniera indipendente diversi lavori. Scopriremo che saprà essere anche pittrice e poetessa.
    Questa sua indipendenza è la sua forza, che le procura ammiratrici e suscita timori tra gli uomini che non la capiscono, la trovano imprevedibile quando non sono travolti dai suoi amori tempestosi. Dopo la grande Guerra l'industria cinematografica italiana entra in crisi e lei nel 1921 si traferisce a Parigi, città in cui hanno riparato molti russi dopo la Rivoluzione così che si ritrova a fare i conti col proprio passato e a essere diretta da registi esuli come Protozanov, Volkoff e Malikof. Poi verrà Berlino e in Germania avrà come altri registi, e grazie a Rudolf Meinert sarà una maria Antonietta con un successo internazionale.
    Siamo agli sgoccioli della esemplare vita dell'artista cinematografica e attrice Diana Karenne che chiude la sua attività nel 1929, mentre arriva il sonoro, incontrato un letterato tedesco che diventa suo marito, quasi, ci fa capire la Mazzucco, volesse nuovamente cambiare vita, essere un'altra, una terza donna diversa, dopo una vita di esilio, ebrea sfuggita a un pogrom, arte, seduzioni, Georges il figlio nascosto e tanto altro, come l'eroina di uno dei suoi film più melodrammatici. Si stabilisce quindi a Aquisgrana dove, sino alla scoperta della Mazzucco, si diceva fosse morta nel 1940 in seguito a un bombardamento, mentre ora sappiamo che la realtà fu diversa e la sua vita, senza mai trovare vera quiete specie negli anni agitati della seconda guerra mondiale, finirà solo nel 1968, a Losanna.
    ''Dina Rabinovitch, Diana Harenne, Nadejda Belokorska, Candida Maria Belokorska, Madame Otzoupe - io no so più che nome darti (scrive chiudendo il suo lungo inseguimento Melania Mazzucco) - è ovunque, la sento vicina'' e si chiede che fine abbia fatto il romanzo che pare abbia scritto: ''Esisteva poi davvero? O era il tuo sogno, una bugia, un desiderio, l'ultima delle tue storie? Dina perdonami se mi ribello al silenzio. E se ho provato a donarti la settima vita. Il romanzo che non hai scritto vorrei fosse questo''. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it