Gli ultimi dati dell'Istat sul Pil del secondo trimestre spiazzano il Governo, che però mantiene la fiducia sull'andamento dell'economia italiana e attende sereno i dati definitivi di inizio agosto. Le ultime stime dell'Istat, che paventa il segno meno per il secondo trimestre consecutivo, hanno destato l'attenzione dell'Esecutivo che, però, non esclude, in occasione della nota di aggiornamento del Def a settembre, di poter confermare le proprie previsioni per quest'anno, vale a dire il Pil allo 0,8%.
Sempre in vista di settembre intanto inizia anche il lavoro per stilare 'la lista della spesa' della Legge di Stabilità 2015. Le voci che hanno bisogno di essere finanziate sono già numerose: si va dall'estensione del Bonus Irpef al prossimo anno alla conferma del taglio dell'Irap, dalla Cig alle missioni internazionali e alle calamità naturali, senza escludere la partita esodati e un'ulteriore tranche del pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Un insieme di capitoli, che ammonterebbero - secondo i primi calcoli - ad almeno 15 miliardi di euro.
Tra le novità allo studio in vista dell'autunno anche - secondo quanto si apprende da fonti ministeriali - l'ipotesi di rivedere il patto di stabilità interno dei Comuni. Un lavoro, quest'ultimo, appena iniziato e che punterebbe a superare lo stesso patto allineando le norme a quelle della contabilità generale.
Tutto dipenderà però dall'andamento della crescita e quindi del Pil. Il governo - secondo quanto viene spiegato - resta convinto che vi sia ancora una possibilità di restare nel quadro attuale, evitando quindi qualsiasi manovra correttiva anche se non si nasconde che la situazione non sia fra le più favorevoli.
Occorre considerare - si sottolinea infatti - da una parte, i margini consentiti dal deficit al 2,6% (che fa sì che l'Italia - è l'osservazione - abbia una sorta di riserva da poter utilizzare in casi di emergenza), e dall'altra tenere in conto voci finora non contabilizzate come quella proveniente dagli effetti Iva sulle ristrutturazioni degli immobili, pari circa a 3 miliardi.
Un'entrata che si aggiungerebbe quindi alle risorse provenienti dalla spending review, dal riordino delle agevolazioni fiscali e dalla riorganizzazione delle partecipate, a partire dalla unificazione delle banche dati del Tesoro e del ministero della Funzione Pubblica, come ha annunciato il ministro Marianna Madia. Risorse alle quali occorre aggiungere quelle che potrebbero arrivare grazie al miglioramento dello spread e agli effetti sugli interessi sul debito.
Debito, che resta il vero tassello da rimettere a posto nel puzzle dei conti pubblici italiani. Ragion per cui il governo, ha annunciato il Sottosegretario Graziano Delrio, punta "agli euro union bond", vale a dire alla creazione di "un fondo federale europeo al quale ogni Stato conferisce un pezzo del proprio patrimonio immobiliare e non". Una proposta che trova l'apprezzamento del Pd ma anche di Forza Italia: "si tratta di un piano - dice il capogruppo alla Camera Renato Brunetta - compatibile con il nostro".
Pil spiazza governo. Caccia a risorse, da cig a bonus
Ma Renzi e Padoan fiduciosi, obiettivo niente nuove tasse