Dal primo gennaio il Tfr disponibile in busta paga. Il progetto è allo studio in vista della legge di stabilità e la conferma arriva direttamente dal premier Matteo Renzi durante la direzione del Pd.
La misura, per la quale uomini del Tesoro ribadiscono che "non esiste nessuno piano del Mef", desterebbe perplessità proprio per le difficoltà che creerebbe alle imprese sotto i 50 dipendenti, quelle che tengono in azienda la 'liquidazione' maturanda se il lavoratore decide di non versarla a un fondo integrativo. Le grandi aziende invece versano il Tfr maturando dei dipendenti in un fondo presso l'Inps gestito dal ministero dell'Economia (ci vanno circa 6 miliardi l'anno).
Ma il Tfr serve anche appunto a finanziare la previdenza complementare e la sanità integrativa. Quindi, osservano uomini del Tesoro, oltre a un problema di liquidità delle imprese si creerebbe anche un problema 'sociale' per il futuro (visto che le pensioni con il sistema contributivo si vanno assottigliando) laddove invece andrebbe incentivata la devoluzione del Tfr alle forme di welfare integrativo. "Per i lavoratori - ricorda il presidente di Rete Imprese Giorgio Merletti - il Tfr è salario differito, per le imprese un debito a lunga scadenza. Non si possono chiamare le imprese ad indebitarsi per sostenere i consumi dei propri dipendenti". Peraltro, osserva, "il trasferimento di tutto il Tfr, o di una parte di esso, nelle buste paga significa azzerare la possibilità, per moltissimi lavoratori, di costruire una previdenza integrativa dignitosa".
Tfr in busta paga, un'ipotesi che divide
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