Economia

Istat stima -0,3% pil nel 2014

-0,1% nel terzo trimestre, ripresa +0,1% in quarto trimestre

Redazione Ansa

L'Istat stima per l'Italia una riduzione del PIl dello 0,3% per il 2014. L'economia, prevede l'istituto di statistica con il modello previsionale a breve termine, calerà ancora dello 0,1% nel terzo trimestre per segnare un +0,1% nel quarto. E' l'indicazione del presidente Istat Giorgio Alleva in audizione alla Camera sul Def.

"Il bonus Irpef porterebbe a una lieve riduzione della diseguaglianza economica e del numero dei poveri, circa 97 mila famiglie povere in meno. La spesa annuale andrebbe a beneficiare individui per circa 2/3 in famiglie con redditi medio-alti" e beneficerebbe maggiormente "le coppie con figli". 

 +1,6% occupati con calo contributi pari a 1% Pil  - La riduzione permanente dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro per un punto di Pil (in pratica per 16 miliardi) spingerebbe il Pil di 0,2 punti dal secondo anno, comporterebbe una crescita dell'1,6% dell'occupazione dal terzo anno e favorirebbe una ripresa progressiva dei consumi e degli investimenti (che aumenterebbero di 0,9 punti nel terzo anno). Emerge da una simulazione dell'Istat che il presidente Giorgio Alleva ha presentato in audizione in Parlamento.

+0,3 punti Pil 2015 se euro a 1,26 dollari - "L'ipotesi di un tasso di cambio dell'euro ad un livello di 1,26 dollari nel 2015 avrebbe un effetto positivo sulle esportazioni e di riflesso sul Pil: rispetto allo scenario presentato nella Nota, in media d'anno di avrebbe un incremento di 0,8 punti percentuali dell'export e per per conseguenza un lieve aumento degli investimenti (+0,1%), una leggera riduzione della disoccupazione (-0,1% percentuali) e una maggiore crescita del Pil di 0,3 punti percentuali". Lo dice il presidente dell'Istat Giorgio Alleva in audizione alla Camera. Oggi il concambio euro-dollaro viaggia intorno a 1,2679.

La crisi morde soprattutto tra i giovani. Tra 2012 e 2013 è cresciuto del 35%, a quota 1,4 mln, il numero dei ''minori'' in povertà assoluta. Ma una forte crescita di poveri c'è stata anche nella fascia tra i 18 e i 35 anni, aumentati del 21,8% a quota 1,249 milioni. Sono i dati di uno studio Istat fornito nell'audizione alla Camera sul Def.

Lo studio dell'Istat fornisce ulteriori dettagli rispetto ai dati diffusi a luglio, effettuando alcune correlazioni. In totale, spiega l'Istat, i poveri nel 2013 erano oltre 6 milioni: in un solo anno, ad entrare nella povertà assoluta sono state 1 milione 206 mila persone con una crescita del 25% rispetto ai 4,8 milioni del 2012. In particolare i minori in povertà assoluta, che salgono da 1,058 a 1,434 milioni, sono quelli che hanno sofferto di più le difficoltà della crisi. Nella maggior parte dei casi - spiega l'Istat - la loro condizione si lega a quella dei capifamiglia che si trovano nella prima fase del ciclo di vita familiare: il 55% dei minori in povertà assoluta (790 mila) vive in famiglie con a capo una persona con meno di 45 anni. L'altra connessione è quella che lega la povertà assoluta con la mancanza di lavoro.

Una realtà che pesa soprattutto sui giovani che vedono allungarsi sempre di più il momento dell'ingresso nel mondo del lavoro: il tasso di povertà per gli under 35 e' passato dal 9,4 all'11,8%. Ma a pesare sono anche i bassi salari d'ingressi. Così la povertà e' cresciuta sia tra i giovani che lavorano (dal 7,5 all'11%) sia tra quanti cercano un'occupazione, perché disoccupati (dal 16,4 al 19,2%) o perché non hanno mai avuto un lavoro (dal 15,3 al 18,2%).

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