Non teme ripercussioni sulla crescita italiana dallo scandalo Volkswagen il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York ha detto ieri: "Non sono preoccupato". Altrettanto ottimisti sembrano essere gli analisti che al momento confermano le stime sulle vendite delle auto del 2015 (secondo Promotor si attesteranno sulle 1.
La Volkswagen, intanto, ha bloccato in Italia, con una lettera riservata ai concessionari, la vendita dei modelli Euro 5, col motore diesel EA 189 sotto accusa. Una "misura precauzionale", in attesa di "fare chiarezza" su un particolare software utilizzato sui motori diesel, che riguarda "solo" circa 2.500-3.000 veicoli dei marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, "in attesa - si legge nella lettera - di ricevere ulteriori chiarimenti e dettagli" dalla Casa madre. Ma, ribadiscono con forza dalla casa tedesca, il problema non riguarda i nuovi modelli Euro 6, quelli attualmente pubblicizzati in tv, giornali e Internet. La nuova classificazione, divenuta obbligatoria del primo settembre, è infatti esente dalle problematiche evidenziate negli Stati Uniti, anche per il progresso tecnologico avvenuto nel frattempo. Per il motore diesel delle Euro 5 sotto accusa è invece tutta un'altra storia, che, secondo una ricostruzione dei quotidiani tedeschi e della Automotive News Europe, è cominciata circa dieci anni fa. All'inizio il motore 2.0 TDI EA189 in questione era stato dotato di un impianto AdBlue che permetteva di soddisfare le stringenti norme Usa sulle emissioni di NOx, gli ossidi di azoto tra i principali inquinanti dell'aria emessi dalla combustione diesel. Ma il costo industriale, pare di circa 300 euro per vettura, era stato ritenuto troppo elevato in un momento di riduzione delle spese e si era pensato ad un'altra strada per ottenere la certificazione dell'Epa. Una strada che a quanto pare passava attraverso un programma segreto all'interno del software di gestione. E la Bosch aveva già avvertito, nel 2007, la Volkswagen dell'illegalità dell'uso di questo software.
Per chi possiede una vettura con i marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli commerciali immatricolata prima dell'1 settembre 2015 si prospetta adesso un'attesa per la lettera di richiamo della casa madre che porterà alla 'ripulitura' della centralina dell'auto. In Italia i modelli sotto accusa sarebbero circa un milione secondo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che ha annunciato in queste ore l'avvio di controlli sugli autoveicoli del gruppo Volkswagen.
Nella vicenda, secondo Gianprimo Quagliano, noto analista del settore e presidente del Centro Studi Promotor, "vi è un aspetto virtuoso, ed è il fatto che tutto questo consentirà di trarre utili insegnamenti per accelerare il riordino delle regole globali sulle emissioni delle auto, aspetto questo di grande rilevanza e di grande urgenza. La prima considerazione da fare è che i pericoli per la salute sono identici in tutto il mondo e non si vede, dunque, come possano esserci norme diverse e limiti diversi da Paese a Paese. E' auspicabile, dunque, che "Governi e istituzioni interessati lavorino con serietà e rapidamente su questo tema, senza condizionamenti locali ed economici, per arrivare in tutti i mercati a norme uniche basate su criteri oggettivi e per definire prove di omologazione, pure oggettive e non basate su fattori e situazioni che non hanno nessun collegamento con la realtà". Secondo Quagliarino, infine, dallo scandalo Volkswagen "in Italia né il mercato né il cliente hanno assolutamente nulla da temere, in quanto gli automobilisti non scelgono l'auto in base alla sua ecocompatibilità ma secondo i consueti ragionamenti che si basano sul design, la convenienza economica, le prestazioni e l'immagine".
Volkswagen: stop auto Italia,ma mercato non vede impatto vendite
In regola vetture Euro6. Renzi, non preoccupato per crescita