Mario Draghi prepara un nuovo maxi-intervento anti-deflazione che in poco tempo dovrebbe consentire alla Bce di superare gli stimoli monetari senza precedenti dispiegati dalla Federal Reserve negli anni passati. Ma giovedì, di fronte alle attese sempre più alte dei mercati, il banchiere centrale si gioca molto della sua reputazione sui mercati e dovrà fare i conti con l'opposizione sempre più rumorosa delle casse di risparmio tedesche.
Sulla base delle previsioni degli economisti, la Bce potrebbe annunciare un Qe3, un terzo round del quantitative easing lanciato nel gennaio 2015, valutato in 400-600 miliardi di creazione di moneta. L'intervento complessivo farà lievitare velocemente il bilancio della Bce (cioè gli asset in pancia a Francoforte a fronte di nuova liquidità), già a circa 2.400 miliardi di euro e che con le misure attuali è diretto verso il superamento dei 3.000 miliardi: lo stimolo monetario è già a circa il 25% del Pil, e supererà prima del previsto il 27% della Fed, pur restando ben inferiore al livello stellare (circa 80%) della Banca del Giappone. Ma se sia sufficiente a risollevare l'inflazione e a convincere i mercati è un'altra questione.
Eppure la Bce, nelle attese degli economisti, dovrebbe tagliare nuovamente il tasso sui fondi depositati dalle banche (che da -0,30% potrebbe scendere a -0,40%) e dare un'accelerazione agli acquisti di titoli di Stato dai 60 miliardi al mese attuali a circa 75 miliardi.
Allo studio ci sarebbe persino l'ipotesi di rivedere la regola che vuole acquisti proporzionati ala quota dei Paesi nel capitale della Bce, in teoria un balsamo per i titoli spagnoli o italiani. Nonostante la Bundesbank non voti al consiglio di giovedì, il fronte dei 'falchi' potrebbe ricompattarsi di fronte alla forte presa di posizione delle casse tedesche: le Sparkassen, in un documento comune anticipato dal giornale Handelsblatt, parlano di "azzardate misure di politica monetaria" e si scagliano contro i tassi negativi che "comportano già oggi nuovi rischi ed enormi effetti collaterali", chiedendo che si abbandoni l'obiettivo (fissato nei trattati e nello Statuto della Bce) di inflazione al 2%. Sui tassi negativi - ormai prassi in buona parte delle economie industrializzate (poco meno del 50% del Pil del G20) - si profila dunque un possibile braccio di ferro che potrebbe risolversi in tassi a due velocità o in un'ampliamento delle riserve obbligatorie (che sono ancora remunerate, allo 0,05%).
E dato che tassi negativi servono anche ad ampliare il Qe (la Bce non può acquistare titoli che rendono meno del tasso sui depositi salvo incorrere in perdite), gli investitori preferiscono non esporsi troppo. Al punto che, se da una parte Draghi rischia di deludere facendo schizzare l'euro (anche fin sopra 1,12), dall'altra una sorpresa in positivo potrebbe - secondo alcuni analisti, riavvicinare quota 1,05 e riportare gli spread dov'erano tre mesi fa.
Bce prepara sorpasso Fed, verso nuove misure di stimolo
Draghi pronto a un nuovo maxi-intervento anti-deflazione. Sparkassen vanno all'attacco