Economia

Lavoro: da domani dimissioni solo on line, 7 giorni per ripensarci

Imprese, aumentano spese, vantaggi per chi si rende irreperibile

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Redazione Ansa

Da domani scatta la nuova procedura on line per le dimissioni dal lavoro ma anche la possibilità di cambiare idea entro sette giorni: il decreto 151 di attuazione del Jobs act nella parte contro il fenomeno delle dimissioni in bianco prevede che la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro sia comunicata, a pena di inefficacia, ''esclusivamente con modalità telematiche'', utilizzando i moduli del ministero del Lavoro.

Le dimissioni vanno date on line ma, a differenza di quanto accaduto finora, possono essere ''ritirate'', sempre per via telematica, entro sette giorni. Secondo i consulenti del lavoro la nuova procedura espone al rischio di truffe da parte dei lavoratori che dovessero decidere di rendersi semplicemente irreperibili senza inviare il modulo. Manca infatti la fattispecie delle dimissioni di fatto da parte del 5% circa che interrompe il rapporto smettendo di presentarsi sul posto di lavoro. La nuova procedura, nata per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, non vale per il lavoro pubblico, quello domestico e quello marittimo.

Confimi, con nuova procedura dimissioni rischio aggravio costi - L'introduzione della procedura telematica per le dimissioni dal posto di lavoro in vigore da domani potrebbe portare un aggravio di costi per le imprese e maggiori spese per lo Stato. L'allarme arriva dalla Confimi, Confederazione dell'Industria manifatturiera italiana che si riferisce al caso di quei lavoratori che pur decidendo di lasciare il lavoro non invieranno telematicamente le dimissioni al ministero. In pratica - spiega Confimi - ''la nuova norma non offre alcun rimedio contro quei soggetti che vogliono andarsene dall'azienda, lucrando però sull'indennità di disoccupazione, e che per questo si limitano a rendersi irreperibili, provocando normalmente un licenziamento disciplinare, che all'azienda costa quantomeno il "ticket Naspi" fino a circa 1.500 euro e all'Inps 24 mesi di immeritata indennità, in media 24.000 euro. Insomma uno spreco non da poco se si pensa che rientrano in questo calderone il 5% delle dimissioni ogni anno, parliamo di alcune decine di migliaia di casi". "Comportamenti del genere vanno sempre condannati e scoraggiati - dice il vice presidente vicario Arturo Alberti - e se la norma non tutela le imprese, queste devono trovare il modo di farlo da sole evitando provvedimenti disciplinari ma indicando come assente ingiustificato il lavoratore che non adempie agli obblighi".
   

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