Per Mps è l'ennesimo fine settimana cruciale. Dopo il no, filtrato da Francoforte, ad una proroga al 20 gennaio per chiudere l'aumento di capitale da 5 miliardi, il Monte - prima di abdicare alla soluzione pubblica - tenta innanzitutto la carta della conversione dei bond attraverso la strada del retail. Un bivio che il board di Rocca Salimbeni tornerà ad esaminare oggi pomeriggio, nell'attesa che arrivi formalmente quanto maturato dalla Bce.
L'istituto senese nei fatti prova a tenere aperto uno spiraglio cercando, ancora una volta, la leva del mercato. Dopo il miliardo degli obbligazionisti istituzionali la strada individuata potrebbe essere, appunto, la riapertura della conversione dei bond al pubblico retail. Si tratta di oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate. Il passaggio è, comunque, stretto anche per i vincoli della Mifid. A meno che non vengano rimodulati i termini dell'offerta e ci sia poi il disco verde della Consob. I tecnici e i funzionari di Siena sono a lavoro ed esplorano ogni strada per capire quali possano essere ulteriori percorsi da seguire. Altra opzione è aprire alla conversione dei Fresh, finora esclusi e che hanno un valore nominale di un miliardo, da cui potrebbero arrivare 200-300 milioni di contributo alla ricapitalizzazione. Se la strada privata sarà percorribile, l'obiettivo è lanciare un aumento da non più di 2 miliardi (il massimo ottenibile) entro la fine della settimana prossima. Tutto fieno che si aggiungerebbe al miliardo già raccolto dalla conversione degli istituzionali. In questo situazione non è da dimenticare il possibile contributo del Qatar (almeno 1 miliardo) con cui il dialogo resta aperto così come con i fondi americani citati in passato.
Certo un rasserenamento del quadro politico farebbe tanto in questa fase. La settimana che si va ad aprire è, dunque, delicata in tutti i sensi, con l'attesa di un esecutivo stabile che si intreccia inesorabilmente ai destini del Monte che ha già in calendario un altro board per il 15 dicembre. Data in cui sarà stata già notificata la decisione della Vigilanza della Bce. A questo punto, infatti, sarà trascorso il termine di qualche giorno assegnato al Consiglio dei Governatori per eventuali osservazioni.
Ma se il piano privato non dovesse trovare forma, lo Stato è comunque pronto ad un intervento risolutivo. Lo schema, che prevede un 'ombrello' di sicurezza per gli istituti a rischio, sarebbe già definito. L'unica via è un decreto legge. L'articolazione è in due tempi: prima con una garanzia tra i 3 e i 5 miliardi sull'aumento da 5 miliardi che Mps deve lanciare. Poi, se l'operazione dovesse fallire, l'intervento pubblico andrebbe dispiegato seguendo la procedura europea, che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rispettare le regole sugli aiuti di Stato. A dare il via al provvedimento, se necessario, non potrà che essere a questo punto il nuovo Governo.
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